Capitolo 4

Capitolo 4: In ogni caso, in classe tutto bene.

4-1

Il suono della campanella segnalò la fine della quarta ora e una sensazione di sollievo si diffuse per tutta la classe. Qualcuno scappò a comprarsi da mangiare, qualcun altro prese rumorosamente dal proprio banco il suo pranzo e gli altri andarono in altre classi.

Come al solito, la 2-F era sommersa nel caos dell’ora di pranzo.

Pioveva e quindi non avevo dove andare. Di solito mi sarei diretto verso il mio posto perfetto per pranzare, ma non avevo proprio voglia di prendermi una lavata.

Quindi, dato che non mi rimaneva scelta, rimasi in classe e mangiai il mio panino in silenzio.

Avrei voluto passare quella pausa pranzo piovosa leggendo una novel o un manga, ma avevo lasciato a casa tutti i libri che stavo leggendo. Forse sarei dovuto tornare a casa a prenderli in quei dieci minuti di intervallo…

Ma ormai era troppo tardi. Credo che in giapponese si dica ‘ato no matsuri’. In inglese si potrebbe tradurre con ‘after the festival’… Ma no, che dico, quello sarebbe ‘matsuri no ato’.

Già, ero così annoiato che stavo recitando entrambe le parti di un dialogo comico.

E comunque… L’ho sempre pensato, ma quando si è spesso da soli si scopre che cose del genere succedono.

Quando si è a casa da soli si comincia a parlare da soli sempre di più. Poi si comincia a cantare ad alta voce. E poi, quando tua sorella minore torna a casa, tu sei nel pieno di ‘MOTTO! MOTT… Ahh… Ciao.’[1] Comunque, non canto ancora in classe.

E di conseguenza finisco per pensare alle cose più svariate.

In un certo senso, i solitari sono maestri nel pensare. Si dice che l’uomo sia un animale fragile ma anche pensante e, prima di accorgersene, ci si trova a pensare a qualcosa. E visto che i solitari non hanno altre persone a cui pensare, possono fare ragionamenti più profondi. Quindi, noi solitari abbiamo un circuito nel cervello che ci permette di ragionare diversamente dagli altri e questo a volte ci permette di avere idee che trascendono le possibilità di un normale essere umano.

È molto difficile provare a esprimere solo con le parole l’immensa quantità di informazioni contenute nell’universo. È come con i computer. Ci vuole tempo a uploadare grosse quantità di dati su un server o a mandarle via mail. È quello il vero motivo per il quale i solitari tendono a essere incapaci di comunicare…

Eppure non credo che sia una brutta cosa. I computer non esistono solo per mandare e-mail: ci sono anche internet o programmi come Photoshow.[2] Non è corretto valutare una persona sulla base di un solo aspetto.

Beh, ho preso a esempio i computer, ma non è che io ne sappia più di tanto… Se cercate degli esperti di informatica allora dovete rivolgervi a quel gruppetto nei banchi in fronte alla classe.

Stavano facendo una partita con le loro PSP in modalità wireless Ad-Hoc. Com’è che si chiamavano? Oda… o forse Tahara… Qualcosa del genere?

“Ehi, prova a usare un martello!”

“Ma no, una pistola a lancia è più che adatta ^^.”

Sembrava che si stessero divertendo… Anch’io giocavo a quel gioco e quindi, a essere onesti, c’era una parte di me che voleva unirsi a loro.

Tanto tempo fa cose come i manga, gli anime e i videogiochi erano terreno incontrastato dei solitari. Di recente, però, erano diventati un altro modo per comunicare, tanto che unirsi a gente come loro ormai richiedeva una certa abilità comunicativa.

E, sfortunatamente, io sembro una persona che non fa nulla sul serio, quindi se avessi provato a giocare con loro mi avrebbero dato del n00b o dell’incapace quando non li sentivo. Che cavolo potevo fare?

Quando ero alle medie vidi dei ragazzi che parlavano di anime e quindi provai a entrare nei loro discorsi, ma era fin troppo chiaro che al mio arrivo si erano zittiti. Era stata davvero dura… Da quella volta non provai più a unirmi alle masse.

E, inoltre, non ero mai stato il tipo da provare a farsi accettare dagli altri, quindi era anche peggio. Quando giocavamo a calcio o a baseball come classe, i due ragazzi più popolari decidevano chi avrebbe avuto la prima scelta giocando a carta-sasso-forbici. E io ero sempre l’ultimo, sapete? Quando ripenso a com’ero quando avevo dieci anni, quando ricordo quanto ero tristemente nervoso quando sceglievano le squadre… Mi vien quasi da piangere, davvero.

Non ero fuori forma, ma proprio per quello incominciai a non essere bravo negli sport. Mi piaceva il baseball, ma non riuscivo a trovare nessuno che volesse giocare con me… Quindi da ragazzino giocavo sempre da solo contro un muro o esercitandomi sul campo. Ero bravissimo a giocare a baseball da solo. Facevo finta che ci fossero dei giocatori immaginari in campo o alla battuta.

Ma in questa classe c’erano anche persone brave a comunicare.

Ad esempio quelli che in questo momento erano in fondo alla classe.

C’erano due membri del club di calcio, tre ragazzi del club di basket e tre ragazze. Bastava uno sguardo a quell’atmosfera vivace per capire che erano in cima alla scala sociale della classe. Tra l’altro, Yuigahama faceva parte di quel gruppo.

E anche in quel gruppo c’erano due persone che brillavano più degli altri.

Hayato Hayama. Era quello il nome del ragazzo al centro di quel gruppo. Era l’asso della squadra di calcio ed era candidato a essere il capitano della squadra nel prossimo semestre. Non era una persona che mi piaceva fissare a lungo.

In pratica, era un ragazzo di bell’aspetto con uno stile fasullo. Al diavolo.

“No, oggi non posso, ho allenamento.”

“Non puoi saltare per una volta? Oggi al Baskins Robbins ci sono i gelati a due gusti in offerta. Voglio prendere cacao e cioccolato.”

“Non sono la stessa cosa (lol)?”

“Ehhh!? No, sono totalmente diversi! E poi adesso ho proprio fame.”

Quella che aveva alzato la voce era la compagna di Hayama, Yumiko Miura.

I suoi capelli biondi erano a boccoli e vestiva l’uniforme scolastica in modo trasandato, andandone fiera. Era forse una prostituta? Aveva la gonna così corta che quasi faceva prima a non metterla.

Aveva un bel corpo e un viso carino, ma non mi piaceva più di tanto per il suo comportamento insulso e per il suo stile vistoso. O forse era più corretto dire che mi spaventava. Non potevi mai sapere che cosa ti avrebbe detto.

Ma per quel che potevo saperne io Hayama non ne era spaventato, anzi sembrava che si divertisse a parlarle. Ecco perché non riuscivo a capire cosa pensassero i re e le regine della scala sociale. Non importa come la vedevi, ma quella ragazza era ‘divertente’ solo quando parlava con Hayama. Se le avessi parlato io mi avrebbe fulminato con un solo sguardo.

Detto questo, non è che avessimo occasione di parlarci, quindi non c’era problema.

Nel frattempo, Hayama e Miura stavano ancora scherzando tra loro.

“Scusa, ma per oggi mi tocca rinunciare.”

Era stato Hayama a dirlo, sembrava che si fosse ripreso. Miura lo guardò perplessa. A quel punto Hayama fece una dichiarazione con un sorriso smagliante in volto.

“Dopotutto, quest’anno puntiamo al Kokuritsu!”

Eh? Ha detto Kokuritsu? Non Kunitachi? Quindi non si riferiva alla zona di Tokyo che si raggiunge con la linea Chuuou, ma piuttosto al Kokuritsu? Il torneo nazionale?

Stavo per scoppiare a ridere. Vederlo comportarsi in modo così fiero, pensando di essere figo, era davvero… Davvero… Non lo sopportavo più. Era davvero osceno.

“Però Yumiko se mangi troppo poi potresti pentirtene.”

“Lo sai che non ingrasso, non importa quanto mangi. Beh, mi sa che mi toccherà andare ad abbuffarmi anche oggi. Vero, Yui?”

“Vero, Yumiko di sicuro non ha problemi… Ma ho già altri progetti ora, quindi devo…”

“Lo so, lo so. Oggi dovrò proprio andare ad abbuffarmi!”

Alle parole di Miura gli altri scoppiarono in una risata. Sembrava finta, come quelle aggiunte alle commedie. Erano solo rumorose, nient’altro. Potevo quasi vedere i sottotitoli in fondo allo schermo.

Non è che volessi ascoltare i loro discorsi, erano loro che parlavano a voce così alta che era impossibile non sentirli. Ora che ci penso, sia gli otaku che i riajuu alzano la voce quando parlano tra loro. Ero lì seduto tranquillo al mio posto senza nessuno intorno a me, ma tutti parlavano a voce così alta… Era come stare nell’occhio del ciclone.

Hayama sorrise allegramente. Quel sorriso chiarì subito che era lui il centro dell’attenzione amato da tutti.

“Voglio solo avvisarti… Non mangiare troppo o ti esploderà la pancia.”

“L’ho. Già. Detto. Posso mangiare quanto voglio senza preoccuparmi. Non ingrasso. Vero, Yui?”

“Ahhh, Yumiko ha una linea perfetta. E ha delle gambe così belle. Ma onestamente devo proprio…”

“Dici davvero? Anche quella Yukinoshita ha delle gambe da urlo, vero?”

“È vero. Yukinon ha delle gambe bellissime…”

“…”

“Ah, però… Yumiko tu sei molto più appariscente!”

Quando Miura si fece scura in volto Yuigahama provò velocemente a salvarsi. Che diavolo… Era come guardare una regina e la sua maid. Ma sembrava che la risposta di Yuigahama non fosse sufficiente a far tornare di buon umore la sua regina. Gli occhi di Miura si socchiusero, non sembrava affatto contenta.

“Beh, in fondo penso di potercela fare… Sempre che si vada dopo l’allenamento, posso venire con te.”

Sembrava che Hayama avesse percepito la tensione nell’aria visto che aveva provato ad alleggerirla con quel commento.

L’umore della regina era apparentemente migliorato, infatti stava sorridendo. “Perfetto, allora mandami una mail quando ti liberi!”

Yuigahama si rilassò, anche se cercava di nasconderlo.

Cavolo, quella scena sembrava davvero spiacevole… Eravamo forse tornati nel medioevo? Se una vita sociale attiva richiedeva così tanto sforzo allora preferivo di gran lunga stare da solo, grazie.

E poi io e Yuigahama incrociammo i nostri sguardi. Mi guardò e sembrò avere preso una decisione. Fece un profondo respiro.

“Io, ecco… Devo andare via per pranzo, quindi…”

“Ah, davvero? Allora vedi di prendermi un the al limone quando torni, sai quale intendo, vero? Mi sono totalmente dimenticata di portarmi da bere oggi. E poi oggi ho un panino da mangiare, se non bevo niente sarebbe un problema, no?”

“A-Ah, ma potrei non tornare prima della quinta ora, quando ormai l’ora del pranzo è finita e quindi… Sai…”

Il volto di Miura si irrigidì in un attimo al sentire le parole di Yuigahama.

Dava l’impressione che uno dei suoi adorati cuccioli l’avesse morsa. Doveva essere la prima volta che Yuigahama le parlava in quel modo, eppure proprio oggi lei non la stava assecondando.

“Eh? Aspetta un attimo, che stai dicendo? Dimmi Yui, non è da diversi giorni che ti fermi a lungo dopo la scuola? È solo una mia impressione o di recente non stai più con noi come prima?”

“Ah beh, sai… Ho delle cose da fare quindi… sono più o meno personali, e mi dispiace, ma… Ecco…”

Yuigahama era completamente sconvolta, ma provò comunque a rispondere. Che cavolo… Era forse un’impiegata che veniva sgridata dal suo capo?

Ma la risposta di Yuigahama sembrò sortire l’effetto opposto. Miura iniziò a battere con le unghie sulla scrivania, apparentemente arrabbiata.

L’esplosione improvvisa della loro regina aveva zittito l’intera classe. Anche Oda e Tahara, o come diavolo si chiamavano, avevano abbassato il volume delle loro PSP. Hayama e gli altri di quel gruppetto avevano abbassato lo sguardo in evidente imbarazzo.

L’unico suono che echeggiava in classe era quello delle unghie di Miura che picchiettavano sul banco.

“Ah sì? E come potrei sapere cosa sta succedendo? Se vuoi dirmi qualcosa, allora fallo. Non siamo forse amiche? Nascondere cose tra amiche è un po’… Non va bene, no?”

Yuigahama abbassò velocemente lo sguardo.

All’inizio le parole di Miura sembravano giuste e adatte. A dire il vero sembrava che volesse solo confermare l’amicizia tra lei e Yuigahama. Erano amiche, compagne, quindi potevano condividere qualsiasi cosa… era questo il significato delle parole di Miura. Ma in realtà implicavano anche altro. ‘Se non vuoi condividere nulla con me, allora non siamo amiche. Anzi, siamo nemiche.’ Ricordava l’inquisizione spagnola.

“Scusa…”

Yuigahama si scusò timidamente con lo sguardo ancora fisso sul pavimento.

“No no no, non è questo quel che voglio sentire da te. C’è qualcosa che mi vuoi dire, vero?”

Nessuno al mondo sarebbe stato in grado di parlare in una situazione del genere. Miura non stava provando a dialogare e quella non era una domanda. Voleva solo che Yuigahama si scusasse per poterla attaccare.

Non ha senso… Se proprio dovete scannarvi almeno fatelo per conto vostro.

Mi girai di nuovo a guardare in fronte a me e iniziai a mangiare il panino mentre giocherellavo con il cellulare. Masticai un po’ e bevvi un sorso della mia bibita. Ma per qualche strano motivo… mi sembrava di avere qualcosa bloccato in gola, e non era il panino.

Perché mi sentivo così?

I pasti dovrebbero essere dei momenti piacevoli. Come per il tizio di Kodoku no Gourmet.[3]

Non fraintendetemi: non avevo nessuna intenzione di aiutare quella ragazza. Era solo che vedere una ragazza che conosci che sta per scoppiare a piangere di fronte a te ti fa ribaltare lo stomaco, e l’appetito va a farsi benedire. E io avevo davvero voglia di gustarmi il mio pranzo…

Inoltre, ero io quello specializzato nel subire degli attacchi. Non avrei ceduto il mio ruolo ad altri così alla leggera.

Ah, c’era anche un altro motivo…

La odiavo davvero, quella lì.

“Ehi, quando…”

“Taci.”

‘Avete intenzione di smetterla.’ Era quello che avrei voluto dire, ma appena avevo iniziato a parlare Miura mi aveva steso con uno sguardo diabolico.

“Q-Quando smetterà di piovere? P-Perché non ho portato l’ombrello, ahahah…”

Cavolo! Era forse un anaconda!? Avevo l’impulso di chiederle immediatamente scusa!

Mi accasciai depresso sulla mia sedia. Miura sembrava essersi dimenticata della mia esistenza, era totalmente concentrata sulla figura abbattuta di Yuigahama.

“Sai, lo dico per il tuo bene… Il tuo atteggiamento insulso mi dà veramente sui nervi, Yui.”

Iniziò dicendo che era per il bene di Yuigahama, ma finì dicendo quel che pensava. Si era contraddetta nell’arco di una sola frase. Ma Miura non pensava di sbagliare… era la regina del gruppo e in quel tipo di società feudale il leader ha il potere assoluto.

“Scusa…”

“Ancora!?”

Lo sbuffo autoritario di Miura era carico di rabbia e rassegnazione. Bastò quel suono a mettere ancora più a disagio Yuigahama.

Ma cavolo, non potete piantarla? Abbiate un minimo di considerazione per chi vi sta intorno. Non sopporto quest’atmosfera opprimente… Smettetela di coinvolgere gli altri nel vostro dramma giovanile.

Presi di nuovo coraggio, per quanto poco ne avessi. Tanto non è che potessero odiarmi più di quanto non facessero già… Potevo affrontare questa battaglia senza correre rischi, non avevo nulla da perdere.

Non appena mi alzai con lo sguardo diretto al fondo della classe, Yuigahama mi guardò con gli occhi in lacrime. Come se stesse aspettando quel preciso momento, Miura parlò con tono gelido.

“Ehi, Yui, dove stai guardando? Lo sai che non stai facendo altro che scusarti?”

“Non è lei quella a cui dovresti porgere le tue scuse, Yuigahama.”

La voce che riecheggiò nell’aula era ancora più fredda e più crudele di quella di Miura. Chiunque l’avesse sentita ne sarebbe rimasto terrorizzato. Era una voce pungente come i venti che soffiano dal Polo Nord, ma allo stesso tempo bella come l’aurora boreale.

Era lì in un angolo dell’aula, vicino alla porta, eppure gli sguardi di tutti i presenti caddero su di lei, come se fosse il centro stesso del mondo.

Di tutte le persone su questo pianeta, solo Yukino Yukinoshita poteva avere una voce simile.

Rimasi paralizzato all’improvviso, bloccato a metà mentre mi stavo alzando. In confronto, l’ultimo tentativo di intimidazione da parte di Miura sembrava roba da dilettanti. Dopotutto, se avevi Yukinoshita come avversaria non ti era nemmeno permesso avere paura. Era una sensazione che trascendeva così tanto la paura da sembrare quasi bella.

E così, tutti coloro che erano in classe vennero rapiti dalla vista di quella ragazza. Ad un certo punto anche il suono delle unghie di Miura che picchiettavano sul suo banco era scomparso, eravamo nel silenzio più assoluto. Ma fu proprio la voce di Yukinoshita a frantumare di nuovo quel silenzio.

“Yuigahama… Non si fa così. Mi hai detto di aspettarti e poi non ti sei nemmeno presentata all’orario che avevamo stabilito. Non credi che sarebbe stato corretto almeno mandarmi un messaggio per dirmi che avresti fatto tardi?”

Quando Yuigahama la sentì sorrise apparentemente rassicurata e si diresse verso Yukinoshita.

“S-Scusa. Ma sai, non ho il tuo numero, Yukinon…”

“Ah no? Hai ragione… Beh, diciamo che allora non ti riterrò del tutto responsabile. Per questa volta passi.”

Sembrava che Yukinoshita non si curasse di quel che le succedeva intorno e parlasse noncurante di ogni cosa. Era quasi piacevole da vedersi.

“A-Aspetta un attimo! Noi staremmo ancora discutendo!”

Sembrava che Miura si fosse finalmente ripresa dallo shock e si rivolse a loro due con rabbia.

La rabbia della Regina di Fuoco divampava con fiamme sempre più calde.

“Cosa c’è? Non ho molto tempo per rimanere qui a parlare con te… Non ho ancora mangiato il pranzo.”

“E-Eeeh!? Compari così all’improvviso e poi parli così? Sto parlando con Yui!”

“Parlando? Non stavi solo urlando? Era forse una conversazione quella? A me sembrava solo che stessi cercando di metterla a disagio per poi costringerla ad accettare la tua opinione.”

“C-Come!?”

“Scusa se non l’ho capito prima… Ammetto di non conoscere così bene il comportamento di quelle come te, quindi non ho potuto fare a meno di confrontarla con le lotte per il predominio tra scimmie.”

Anche la Regina di Fuoco era sta congelata dalla Regina di Ghiaccio.

“Ooooh…”

Miura guardò malissimo e con rabbia evidente Yukinoshita, che tuttavia le restò indifferente.

“Puoi fare tutto quel che vuoi, anche comportarti da regina del castello, ma ti prego di farlo in privato e senza sprecare il tempo degli altri. In caso contrario la tua patetica recita si sgretolerebbe, proprio come il tuo trucco in questo momento.”

“Eh? Che stai dicendo? Non ti capisco.”

Finalmente Miura, che evidentemente non sapeva perdere, sprofondò nella sua sedia. I suoi lunghi boccoli ondeggiavano mentre armeggiava furiosamente con il suo cellulare.

Dopo tutto quel che era successo, nessuno provò a parlarle. Anche Hayama, che di solito era bravo a gestire situazioni simili, si limitò a sbadigliare per cercare di scacciare quelle brutte sensazioni.

E Yuigahama era lì, immobile in piedi. Teneva con forza il lembo della sua gonna, come se volesse dire qualcosa. Sembrava che Yukinoshita immaginasse che cosa Yuigahama volesse fare, perché si diresse fuori dall’aula.

“Incomincio ad andare.”

“V-Vengo anch’io…”

“Fai come credi.”

“Okay.”

A quelle parole Yuigahama sorrise, ma… Era l’unica che stava sorridendo.

Ehi, ehi, che atmosfera pesante… La situazione era estremamente spiacevole, tanto che era difficile restare in classe. Prima che me ne accorgessi, più della metà dei miei compagni aveva iniziato a lasciare l’aula dicendo di avere sete o di dover andare in bagno. Gli unici rimasti, oltre al gruppo di Hayama e Miura, erano quelli estremamente curiosi.

Pensai di approfittarne e di fuggire anch’io dall’aula. Seriamente, se l’atmosfera fosse diventata più pesante sarei potuto morire soffocato.

Mi incamminai il più silenziosamente possibile verso la porta, passando accanto a Yuigahama. E a quel punto sentii un lieve sussurro.

“Grazie per esserti alzato prima.”

4-2

Quando uscii dalla classe, vidi Yukinoshita. Era appoggiata alla parete vicino alla porta, con le braccia conserte e gli occhi chiusi. Sarà stato perché emanava un’aura gelida, ma non c’era nessun altro lì vicino. C’era un silenzio assoluto.

Grazie a quello, riuscivo a sentire la conversazione che si stava svolgendo nella classe.

“Ecco, mi dispiace… Sai, mi sento a disagio quando non riesco ad andare d’accordo con qualcuno… o forse sarebbe più giusto dire che mi imbarazzo… quindi forse è per quello che ti ho infastidita.”

“…”

“Uffa, come posso dirlo? Sono sempre stata così. Anche quando giocavo a Ojamaju con le mie amiche, volevo essere Doremi o Onpu-chan, ma finivo per fare Hazuki visto che un’altra bambina voleva recitare quella parte…[4] Sarà perché sono cresciuta in un grande condominio e avevo sempre tanta gente intorno che mi sembrava il modo giusto di comportarmi…”

“Non capisco cosa tu stia dicendo.”

“S-Sì, ci credo, ahahah. Beh, non lo so nemmeno io… È solo che… quando ho visto Hikki e Yukinon ho capito qualcosa. Non c’è nessun altro con loro ma sembra che si divertano… Dicono quel che pensano e anche se non sempre vanno d’accordo, sembra che in realtà si trovino bene in qualche strana maniera…”

Di tanto in tanto si sentiva un suono come se qualcuno stesse singhiozzando provenire dalla classe. Ogni volta che avveniva, potevo vedere le spalle di Yukinoshita sussultare. Socchiuse gli occhi e provò a dare un’occhiata all’interno della classe senza muoversi. Scema, da lì non riusciresti comunque a vedere nulla. Se sei davvero così preoccupata allora entra in quella dannata stanza. Questa ragazza non riesce davvero ad essere onesta con sé stessa…

“Dopo aver visto come si comportano, ho pensato che forse sbaglio a voler andare d’accordo con gli altri a tutti i costi… Cioè, ad essere sinceri Hikki è davvero un Hikki. Durante l’intervallo è sempre lì da solo a leggere libri e ha un sorriso inquietante… Fa ribrezzo, ma sembra che si diverta.”

Ha detto che ‘faccio ribrezzo’… Yukinoshita a quelle parole si lasciò sfuggire una risatina.

“Pensavo che tu avessi quella strana abitudine solo quando sei al club, ma sembra che tu sia così anche in classe. È davvero rivoltante, faresti meglio a piantarla.”

“Cosa ti costava dirmelo quando lo hai notato…”

“Non lo farei mai. Chi mai vorrebbe parlarti mentre stai facendo qualcosa di così osceno?”

Allora d’ora in poi cercherò di stare attento. Non leggerò mai più a scuola light novel con protagoniste delle divinità malvagie.[5]

“Allora ho pensato che forse non dovrei sforzarmi così tanto e che dovrei prenderla con più calma… più o meno. Ma non è che mi stai antipatica, Yumiko. Possiamo ancora andare d’accordo… per davvero… dopo tutto questo, vero?”

“Uff… Capisco. Beh, che dire… Va bene.”

Sentii il rumore del cellulare di Miura che veniva chiuso.

“Scusa ancora… E grazie.”

E così finì la conversazione in classe, e sentii il suono delle scarpe di Yuigahama che si avvicinava. A quel punto, come se fosse un segnale, Yukinoshita si raddrizzò.

“Chi l’avrebbe mai detto… Alla fine ce l’ha fatta.”

Il sorriso fugace di Yukinoshita mi stupì per un momento. Era un sorriso semplice, senza traccia di scherno, sarcasmo o tristezza.

Però sparì subito e Yukinoshita tornò ad avere la sua solita espressione seria e glaciale. Si incamminò velocemente lungo il corridoio lasciandomi lì attonito, senza degnarmi di uno sguardo. Era probabilmente diretta al luogo dove si era data appuntamento con Yuigahama.

Bene… E io adesso che faccio? Iniziai ad allontanarmi, ma in quel momento la porta della classe si aprì.

“Eh? Che ci fai qui, Hikki?”

Il mio corpo si irrigidì, ma riuscii comunque a sollevare il braccio come per salutarla nel tentativo di sfuggire a quella situazione complicata. Il volto di Yuigahama stava arrossendo man mano sempre di più.

“Stavi ascoltando?”

“C-Come puoi pensare una cosa simile?”

“Stavi ascoltando, vero? Vero!? Sei disgustoso! Uno stalker! Un pervertito! E poi… Ancora più disgustoso! Sei incredibile… Sei davvero disgustoso. Davvero, davvero disgustoso!”

“Calmati! Non esagerare ora!”

Cavolo, anche io posso rattristarmi se vengo sottoposto a una tale serie di insulti. E non dire quell’ultima parte con un’espressione così seria… Mi sento veramente ferito.

“Uff, ormai è un po’ tardi per non esagerare. E di chi credi sia la colpa? Scemo.”

Yuigahama mi fece una linguaccia e dopo quel tentativo simpatico di provocarmi corse via. Ma che era? Una bambina delle elementari? Non si corre nei corridoi!

“Di chi è la colpa?… Ma di Yukinoshita, ovviamente.”

Stavo parlando con me stesso. Ero da solo, quindi mi veniva naturale.

Quando controllai l’ora notai che mancavano pochi minuti alla fine della pausa. Anche quella pausa pranzo che mi aveva messo addosso una sete pazzesca era finita. Forse sarei dovuto andare a comprarmi una Sportop per reidratarmi sia la gola che il cuore.

Mentre camminavo verso il distributore, mi venne un pensiero improvviso.

Gli otaku avevano le loro comunità, quindi non erano soli.

E diventare un riajuu era davvero difficile, bisognava stare molto attenti alla scala sociale e agli equilibri di potere.

In definitiva quindi, ero io l’unico a essere solo. Non c’era bisogno che la professoressa Hiratsuka mi isolasse, ero già isolato nella mia classe. Non aveva senso cercare di isolarmi ancora di più nel club.

Che conclusione triste… La realtà era troppo crudele.


[1] Riferimento a Skill dei JAM Project.

[2] Riferimento a Photoshop.

[3] Riferimento al manga Kodoku no Gourmet.

[4] Riferimento ai personaggi di Ojamaju Doremi.

[5] Riferimento alla serie di light novel Yamunaku Kakusei! Jashin Oonum pubblicato dalla stessa casa editrice. Jashin significa divinità malvagia.