Capitolo 5

(Nota) In questo capitolo ci sono pagine e pagine di discussioni sui dialetti giapponesi, di elucubrazioni e di termini quantomeno arcaici. Abbiate per favore pietà del povero traduttore e dello sfortunato adattatore: hanno fatto del loro meglio per rendere le frasi coerenti nella lingua italiana.

Capitolo 5: In definitiva, Yoshiteru Zaimokuza è un po’ strambo.

5-1

Potrebbe essere tardi per dirlo, ma l’attività del Club di Volontariato consisteva nell’ascoltare i problemi degli studenti per poi cercare di aiutarli a risolverli.

Se non me lo fossi ripetuto ogni tanto, avrei corso il rischio di dimenticarmene. Dopo tutto, di solito io e Yukinoshita leggevamo qualche libro e Yuigahama giocherellava col cellulare.

“Ah. Ma tu perché sei qui?”

Si era ambientata così bene che non avevamo mai messo in dubbio il fatto che potesse venire qui, ma ciò non significava che Yuigahama fosse un membro del Club di Volontariato. A dire il vero, nemmeno io ero così sicuro di esserlo. Ero davvero in questo club? Avrei tanto voluto che non fosse così…

“Eh? Ah, cioè, oggi avevo un sacco di tempo libero, sai?”

“Sai? E come potrei saperlo? Che poi, detto così, sembra che tu sia di Hiroshima.”

“Eh? Di Hiroshima? Guarda che sono di Chiba.”

Beh, è vero che quelli di Hiroshima aggiungono sempre ‘sai’ alla fine di ogni frase, ma quando lo dicevo sembravano tutti stupiti. Avevo in mente un’immagine non proprio bellissima di come parlassero i ragazzi di Hiroshima, ma le ragazze che parlavano con il vero accento di Hiroshima erano davvero graziose. Infatti quell’accento era nella mia personale top-ten dei dieci accenti più piacevoli da sentire.

“Bah, solo perché sei nata a Chiba non significa che tu possa dire che sei ‘di Chiba’”

“Senti Hikigaya, non ho proprio idea di cosa tu stia cercando di dire…”

Yukinoshita mi guardò con estremo disprezzo, ma la ignorai.

“Bene, allora Yuigahama, prima domanda. Come chiameresti quell’insetto nero che si arrotola su se stesso quando lo tocchi?”

“Un bacherozzo!”

“Mmm… Risposta esatta. Non avrei mai detto che conoscessi anche il dialetto di Chiba… Allora ti faccio la seconda domanda. Se potessi scegliere un contorno per il tuo pranzo, quale sceglieresti?”

“Noccioline col miso!”

“Mmm… Magari sei davvero di Chiba, allora…”

“È quel che ti avevo detto, sai?”

Yuigahama si mise le mani sui fianchi e mi guardò come per dire ‘Che diavolo vuole questo?’. Yukinoshita era di fianco a lei, con il gomito appoggiato sul banco e la mano sulla fronte, ed emise un sospiro.

“Ehi, ma che vi è preso tutto d’un colpo? Che senso aveva tutto quello?”

Ovviamente non aveva nessun senso.

“Era solo l’ultra-quiz trans-prefetturale di Chiba.[1] Per essere specifici, con ‘trans-prefetturale’ intendo la zona che va da Matsudo a Choushi.”[2]

“Così ne lasci fuori la maggior parte!”

“E va bene, allora faremo da Sawara a Tateyama.”

“Allora vai dall’alto verso il basso…”

Ma quanto capite solo nominando delle città? Vi piace davvero così tanto Chiba?

“Okay, terza domanda. Se prendeste un treno della linea Sotobou in direzione Toke, come chiamereste quello strano animale che appare all’improvviso senza apparente motivo?”

“Ah, parlando di Matsudo, Yukinon, ho sentito dire che ci sono un sacco di ramen shop da quelle parti. Andiamoci insieme, qualche volta.”

“Ramen… Non è che lo abbia mai mangiato, non saprei…”

“Tranquilla, non c’è problema! Nemmeno io l’ho mangiato così tanto!”

“Eh? E perché allora non ci sarebbe problema? Potresti per favore spiegarti meglio?”

“Mmm… E poi perché parli di Matsudo? Ah giusto, c’è un ristorante lì che si chiama Nantoka… dicono sia molto buono…”

“Stai ascoltando quel che ti dico?”

“Eh? Sì, certo. Ah, ma sono sicura che anche da queste parti ci siano dei ristoranti validi. Sono vicino a casa mia, conosco la zona perfettamente. Casa mia è a cinque minuti da qui, sai? Ci sarebbe anche quel negozio dove passo ogni volta che porto il mio cane a passeggio…”

La risposta esatta era ‘Uno struzzo’… Se viaggiando in treno all’improvviso si vede uno struzzo fuori dal finestrino, più che sorpresi sarebbe più normale esserne colpiti.

Sigh.

Lasciai che le due ragazze continuassero il loro discorso sconclusionato sul ramen e tornai a leggere.

Eravamo in tre in questa stanza, eppure ero comunque solo. Perché finiva sempre così?

Ma in fondo passare il tempo così mi faceva sentire un normale liceale. Rispetto a quando si era alle medie, al liceo si ha più libertà quindi era normale interessarsi alle mode e al cibo, quindi quella conversazione sembrava proprio tipica di due liceali.

Anche se ammetto che di solito dei liceali non farebbero l’ultra-quiz trans-prefetturale di Chiba…

5-2

Il giorno seguente, quando arrivai all’aula del club fui sorpreso dal vedere sia Yukinoshita che Yuigahama di fronte alla porta. Mi chiedevo cosa stessero facendo, quando poi vidi che la porta era socchiusa e stavano sbirciando all’interno.

“Che state facendo?”

“Aaaaah!”

Le due ragazze sobbalzarono per lo spavento, emettendo un gridolino che sembrava quasi carino.

“Hikigaya… mi hai spaventata…”

“Sono io quello spaventato…”

Come cavolo aveva reagito? Mi ricordava quel che avviene quando incrocio il mio gatto nel soggiorno di casa nel cuore della notte.

“Potresti evitare di chiamarci così di colpo?”

Anche lo sguardo infuriato di Yukinoshita mi ricordava quello del mio gatto. Ora che ci penso, quel gatto andava d’accordo con tutti i membri della mia famiglia tranne me. Anche in questo Yukinoshita mi ricordava il mio gatto.

“Beh, scusa… Quindi che state facendo?”

Yuigahama aveva riaperto un filo la porta della classe e stava sbirciando in silenzio. Fu lei a rispondermi.

“C’è qualcuno di sospetto nell’aula.”

“Siete voi due quelle sospette.”

“Stai zitto e piantala. Saresti così gentile da entrare e vedere chi è?”

Yukinoshita mi diede quel compito con espressione irascibile.

Feci come mi aveva detto. Aprii la porta, stando di fronte a loro due, ed entrai.

Quel che mi venne incontro fu una folata di vento.

Nel momento in cui aprii la porta si alzò una corrente d’aria. Era causata dalla brezza tipica di questa scuola, che si trova vicino al mare, e soffiò nell’aula facendo svolazzare diversi fogli.

Era una scena che mi ricordava i giochi di prestigio nei quali uno stormo di colombe bianche vola fuori dal cilindro di un mago. E nel centro di quel vortice bianco c’era una persona.

“Ku ku ku, è sorprendente pensare che ci saremmo incontrati in un posto simile. Ti stavo aspettando, Hachiman Hikigaya.”

“C-Che hai detto?!”

Mi stava aspettando ma era comunque sorpreso… Che diavolo stava dicendo? Ero io che avrei dovuto essere sorpreso.

Mi feci strada in quel mulinello di fogli bianchi per guardare bene il mio avversario.

E in fin dei conti, la persona che mi si parò davanti era… bah, no, fa niente, lasciate perdere. Non ho nulla a che fare con Yoshiteru Zaimokuza.

Oddio, è anche vero che non ho nulla a che fare con la maggior parte delle persone qui a scuola. Ma tra tutti, questo tizio era la persona con cui volevo avere a che fare di meno in assoluto. Bastava guardarlo. Non era nemmeno estate e già stava sudando perché indossava quella giacca del cavolo e i suoi guanti senza dita.

Feci finta di non sapere chi fosse, anche se in realtà lo conoscevo.

“Hikigaya, sembra che quello lì ti conosca…”

Yukinoshita si era nascosta dietro di me e spostava lo sguardo da me a ‘quello lì’. Sembrò che per un attimo Zaimokuza fosse intimorito dal suo sguardo corrucciato, ma subito tornò a rivolgersi a me, incrociò le braccia e riprese a ridere con la sua voce dalla tonalità bassa.

Con gesti esagerati scrollò le spalle e scosse la testa.

“Pensare che ti saresti dimenticato del tuo vecchio compagno… è disdicevole, Hachiman.”

“Sta dicendo che sei un suo vecchio compagno…”

Yuigahama mi guardò con freddezza. Era come se volesse dire ‘Andate a morire, feccia.’

“Ebbene sì, vecchio compagno. Rimembri ancora, no? Come abbiamo superato quei momenti d’inferno insieme…”

“Ci hanno fatto fare educazione fisica in coppia, tutto qui…”

Non riuscivo più a sopportarlo e gli risposi così, cosa che lo portò a fare una smorfia.

“Uff. Certe usanze barbare potrebbero essere dipinte come l’inferno. ‘Fate coppia con chi volete’, dicono… Ku ku ku, come se io bramassi l’amicizia con queste mie effimere membra! Come se volessi mai provar un addio che mi lacererebbe il core! Se è questo l’amore, allora non ne abbisogno!”

Aveva lo sguardo perso nell’orizzonte fuori dalla finestra. Sicuramente, in alto nel cielo stava vedendo l’immagine di un’adorabile principessa. O forse a qualcuno piaceva un po’ troppo Ken il Guerriero.

Beh, a questo punto ormai avrete capito che razza di persona fosse questo ragazzo. Avrete capito che era uno di quelli.

“Cosa vuoi, Zaimokuza?”

“Ah, hai proferito il nome che è inciso sul mio core. Ebbene sì, sono il generale spadaccino, Yoshiteru Zaimokuza.”

Con un’espressione da nobile cavaliere stampata sul suo volto paffuto fece svolazzare ampiamente la sua giacca, guardandoci. Sembrava che stesse recitando in tutto e per tutto la parte di generale spadaccino che si era creato.

Già solo a vederlo sentii un dolore lancinante alla testa.

O forse avrei dovuto dire che il dolore che provavo era nel cuore. Gli sguardi di Yukinoshita e Yuigahama, poi, erano ancora più carichi di dolore.

“Ehi… ma, esattamente, cosa starebbe facendo?”

Sembrava che Yuigahama fosse arrabbiata… o forse scontenta… e mi fissava. Ma scusa, perché mai dovresti fissare me?!

“Lui è Yoshiteru Zaimokuza… Abbiamo fatto coppia qualche volta durante l’ora di ginnastica.”

Ad essere sinceri, era tutto lì. I miei rapporti con Zaimokuza non andavano oltre… anche se non sarebbe sbagliato dire che eravamo compagni che si erano uniti per poter sopravvivere a quei momenti d’inferno.

Era davvero brutto dover fare coppia con qualcuno in base alle tue preferenze.

Zaimokuza aveva provato lo stesso dolore e quindi comprendeva perfettamente.

Fin dalla prima lezione di educazione fisica, nella quale io e Zaimokuza venimmo messi in coppia perché eravamo gli unici rimasti da soli, ci avevano sempre messi insieme. A dire il vero avrei davvero voluto cedere questo malato di chuunibyou sovrappeso a qualche altro gruppo, ma ci rinunciai visto che era impossibile. Pensai anche di dire che ero a parametro zero e libero sul mercato, ma purtroppo al mio livello l’ingaggio era troppo alto, quindi non avrebbe funzionato nemmeno quello. Okay, okay, ho mentito. Era solo perché io e Zaimokuza eravamo gli unici a non avere amici.

Mentre ascoltava la mia spiegazione, Yukinoshita alternava lo sguardo tra me e Zaimokuza. Infine sembrò soddisfatta e annuì.

“Non si dice che ‘Chi si somiglia si piglia’?”

E ovviamente raggiunse la peggior conclusione possibile.

“Sei pazza? Non mettermi sul suo stesso piano. Non sono ancora una causa così persa. Innanzitutto non siamo nemmeno amici, e che cavolo.”

“Ah, non posso che concordare. Invero, non ho amici… Mi sento veramente solo, sniff.”

Zaimokuza parlò con tono triste e auto-denigratorio. Guardate, è tornato normale.

“Beh, poco importa. Sembra che il tuo amico voglia qualcosa da te, giusto?”

Sentirlo da Yukinoshita mi faceva quasi venir da piangere. Sentire la parola ‘amico’ non mi rendeva così triste dai tempi delle medie…

Non mi rendeva così triste da quando me l’aveva detto Kaori alle medie… “È vero che mi sei simpatico Hikigaya, ma uscire con te è un po’…. Non possiamo rimanere semplici amici?” Non sentivo il bisogno di avere amicizie del genere.

“Uahahah! Me ne ero completamente scordato! Hachiman, questo è il Club di Volontariato, nevvero?”

Zaimokuza era tornato nel personaggio, ridendo in modo strano e fissandomi.

Che diavolo era quella risata? Era la prima volta che sentivo qualcosa di simile.

“Sì, questo è il Club di Volontariato.”

Yukinoshita rispose al posto mio. Quando lo fece, Zaimokuza la guardò per un istante prima di riportare subito lo sguardo su di me. Perché doveva guardare proprio me?

“A-Ah sì? Quindi se le parole della professoressa Hiratsuka sono veritiere, Hachiman, tu hai il dovere di esaudire i miei desideri, vero? Quale sorpresa, che tu sia tornato ad essere di nuovo mio servitore dopo così tanti secoli… Dev’essere opera del Grande Bodhisattva Hachiman.”[3]

“Non è che lo scopo del club sia di esaudire desideri… siamo solo qui per dare una mano.”

“A-Ah. Ebbene, Hachiman, prestami il tuo aiuto. Fu fu fu, or che mi sovviene siamo di pari levatura, nevvero? Siamo esseri alla pari che, come nei tempi andati, cercheranno di conquistare tutto ciò su cui splende il sole!”

“Che ne è stato di tutta quella faccenda del ‘servitore’? E poi, perché guardi solo me quando parli?”

“Gefun gefun! Certe bazzecole sono secondarie tra persone come noi! Per questa volta farò un’eccezione.”

Zaimokuza tossì in modo totalmente ridicolo, forse per mascherare il proprio errore. E poi, ovviamente, tornò a guadare me.

“Chiedo venia. Or mi sovviene che i cuori degli uomini sono corrotti rispetto ai tempi passati. Ah, quanto mi mancano i giorni immacolati dell’era Muromachi[4]… Non sei d’accordo, Hachiman?”

“Certo che no. E comunque, ammazzati.”

“Ku ku ku. Come se la morte potesse spaventarmi. Mi fornirebbe solo un nuovo mondo da conquistare!”

Zaimokuza sollevò le braccia e la sua giacca svolazzò per il vento.

Aveva una sopportazione ammirevole verso le persone che gli auguravano la morte…

Ero così anch’io… Credo che quando ci si abitua a subire insulti e soprusi si diventa bravi a ribattere o a farsene una ragione. Era un’abilità davvero triste da possedere… Mi faceva quasi piangere.

“Bleaaah…”

Yuigahama sembrava decisamente schifata. Mi sembrava un po’ pallida.

“Hikigaya, posso parlarti un attimo?”

Detto quello, Yukinoshita mi tirò per una manica e mi sussurrò nell’orecchio.

“Che sta succedendo? Cosa vuole questo generale spadaccino o come si chiama?”

Il bel visino di Yukinoshita era davvero vicino al mio e aveva anche un buon profumo, ma la sua voce non era affatto seducente.

In quel caso, mi sembrò più che sufficiente rispondere con poche parole.

“È chuunibyou, solo chuunibyou.”

“Chuu-ni-byou?”

Yukinoshita mi fissò con la testa inclinata da un lato. Lo notavo solo ora, ma le labbra delle ragazze quando pronunciano la sillaba ‘chuu’ sono davvero carine. Che scoperta inutile.[5]

Anche Yuigahama ci stava ascoltando e così si unì alla conversazione.

“È una qualche malattia?”

“Non è proprio una malattia. Pensate che sia semplicemente un modo di parlare.”

In breve con ‘chuunibyou’ si descrivevano un insieme di comportamenti estremamente imbarazzanti che era solito osservare nei ragazzini delle medie.

E Zaimokuza, tra tutti i casi di chuunibyou era messo particolarmente male, tanto da meritarsi il titolo di ‘jakigan’.[6]

Erano persone che desideravano avere le abilità e i poteri che vedevano nei manga, negli anime e nei giochi, e che si comportavano come se in realtà ce li avessero. E naturalmente dovevano anche inventarsi delle storie che rendessero quei poteri plausibili. Era per questo che spesso fingevano di essere la reincarnazione di un eroe o di un personaggio leggendario, o di essere un qualche uomo prescelto dagli dei, o anche un agente segreto. Infine si comportavano rispettando quel background.

Perché lo facevano?

Perché era figo.

Beh, credo che chiunque sia stato alle medie abbia pensato almeno una volta nella vita a cose del genere. Sono convinto che chiunque prima o poi si sia messo davanti allo specchio e abbia detto qualcosa del tipo ‘Buonasera a tutti gli spettatori di Countdown TV.[7] Bene, questa volta abbiamo una nuova canzone sul vero amore. Il testo l’ho scritto io…”

Insomma, il chuunibyou ne era la manifestazione più estrema.

Spiegai brevemente in quel modo cosa fosse il chuunibyou e Yukinoshita sembrò soddisfatta. Lo pensavo ogni volta, ma ammiravo davvero la velocità alla quale funzionava la sua mente. Era come se bastasse che io dicessi una sola parola e lei fosse già dieci passi avanti, anche se in realtà non le serviva chissà quale spiegazione per arrivare subito al nocciolo della questione.

“Non ci ho capito niente…”

Yuigahama, al contrario di Yukinoshita, non sembrava soddisfatta e borbottava a vuoto. In tutta onestà non credo che avrei capito nemmeno io stesso la mia spiegazione. Infatti quella strana era Yukinoshita, che aveva capito tutto con così poco.

“Mmm, quindi sarebbe come usare un background immaginario e poi svolgere una recita su quella base, giusto?”

“In linea di massima, sì. Sembra che lui abbia usato come base Yoshiteru Ashikaga, lo shogun di tredicesima generazione del Muromachi Bakufu. Forse gli è stato più facile visto che hanno lo stesso nome.”

“Ma allora perché ti considera suo compagno?”

“Parrebbe che abbia preso Hachiman e l’abbia trasformato nel Grande Bodhisattva Hachiman. I Seiwa Genji[8] lo veneravano come dio della guerra. Hai sentito parlare del Tempio di Tsurugaoka Hachiman,[9] vero?”

Yukinoshita si zittì di colpo dopo la mia risposta. Qualcosa non andava? La guardai con fare inquisitivo e notai che mi stava fissando con gli occhi sgranati.

“Mi hai stupita. Sei davvero preparato.”

“Beh, se lo dici tu…”

Stavano per riaffiorare dei ricordi spiacevoli e quindi voltai la testa di scatto. E oltretutto colsi l’occasione per cambiare argomento.

“Sentire Zaimokuza che cita avvenimenti storici a caso è fastidioso, ma almeno lui basa il suo personaggio su persone realmente esistite.”

Dopo avermi ascoltato, Yukinoshita guardò prima Zaimokuza di sfuggita e poi me, con fare dubbioso e con evidente fastidio.

“Stai dicendo che ci sono persone messe peggio di lui?”

“Esatto.”

“Quindi, tanto per sapere, che tipo di persone sarebbero?”

“In principio c’erano sette divinità in questo mondo. I tre dei della creazione: il saggio Imperatore Garin, la dea guerriera Mythica e Heartia, la Protettrice delle Anime. I tre dei della distruzione: Ortho il Re degli Stolti, il Ladro del Tempio Perduto e la dea dei falsi sospetti, Lalai. Infine c’era il Dio Senza Nome Eternamente Assente. Dal principio dei tempi queste divinità hanno portato ciclicamente creazione e distruzione al mondo. Al giorno d’oggi il mondo ha già vissuto sei di questi cicli, ma stavolta il governo giapponese vuole provare ad impedire la distruzione del mondo trovando i corpi reincarnati di quelle divinità. Tra queste sette divinità la più importante è il Dio Senza Nome Eternamente Assente, i cui poteri non sono ancora pienamente conosciuti e io, Hikig… Ehi, sei davvero brava con le domande trabocchetto, eh?! Ahahah, sto tremando sul serio, mi hai quasi fatto vuotare il sacco!”

“Ma veramente non volevo porti nessun trabocchetto…”

“Disgustoso…”

“Yuigahama, attenta a quello che dici. Potresti accidentalmente suicidarti un giorno di questi.”

Yukinoshita sospirò per l’esasperazione e poi alternò nuovamente lo sguardo tra me e Zaimokuza, prima di parlare.

“È ovvio che Hikigaya sia della stessa pasta di quel tizio. Ecco perché è così informato sul generale spadaccino o quel che è.”

“No, no, cosa stai dicendo Yukinoshita? È evidente che non è vero. C’è un motivo per cui sono così informato… È perché ho deciso di seguire ‘Storia giapponese’, sai? E perché ho giocato a ‘Nobunaga’s Ambition’.[10]

“Ah sì?”

Yukinoshita mi guardò dubbiosa. Ero evidentemente colpevole fino a prova contraria.

Ma non mi arresi. Perché non ero come Zaimokuza. Potevo guardare Yukinoshita dritto negli occhi senza timore. Perché quel che aveva detto non era del tutto esatto.

Era vero, non ero come Zaimokuza… non più.

Il nome Hachiman non è molto comune, quindi quando ero piccolo mi ero chiesto se per caso io fossi speciale. E siccome mi piacevano i manga e gli anime era abbastanza normale che ci fossi cascato.

Steso sul mio futon immaginavo che ci fosse qualche strabiliante potere speciale nascosto dentro di me, e che un giorno si sarebbe risvegliato. A quel punto sarei stato coinvolto in una battaglia per salvare il destino del mondo. Per prepararmi a quel giorno tenevo addirittura un diario del mondo degli spiriti e ogni tre mesi scrivevo un rapporto da inviare al governo. Tanto lo facevano tutti, no? Ah no?

“Beh, come posso dire… Può essere che in passato fossi come lui, ma ora è diverso.”

“Se lo dici tu…”

Yukinoshita mi guardò con un sorriso di scherno e si allontanò da me, diretta verso Zaimokuza.

Mentre la guardavo allontanare lo sguardo, venni assalito da un dubbio. Ero davvero diverso da Zaimokuza, ora?

La risposta era sì.

Non avevo più fantasie assurde e non scrivevo più diari o rapporti governativi. L’unica cosa che avevo scritto di recente era una ‘Lista di persone che non perdonerò mai.’ Ovviamente il primo posto spettava a Yukinoshita.

Non giocavo più con le figure di Gundam facendo rumori con la bocca e non cercavo più di creare il robot più forte del mondo con le mollette da bucato. Ormai non usavo più nemmeno gli elastici e la carta stagnola per creare delle armi di auto-difesa. Avevo anche smesso di fare cosplay con la giacca di mio padre e la pelliccia finta di mia madre.

Ero diverso da Zaimokuza.

Ora che mi ero ripreso e che avevo raggiunto quella conclusione, Yukinoshita era già di fronte a Zaimokuza. Yuigahama le stava sussurrando ‘Yukinon, allontanati!’

Poveretto…

“Credo di capire. Sei qui perché vuoi che ti aiutiamo a guarire dalla tua malattia, giusto?”

“Hachiman… Sono qui per accertarmi che tu mantenga la tua promessa di esaudire i nostri desideri. È un unico, sublime desiderio.”

Zaimokuza distolse lo sguardo da Yukinoshita e guardò me. Era passato dalla prima persona singolare al plurale maiestatis nell’arco di una frase… Ma quanto era confuso?

Fu in quel momento che me ne accorsi. Lui… Ogni volta che Yukinoshita gli rivolgeva la parola si girava verso di me per rispondere.

Beh, non è che non lo capissi. Anch’io prima di sapere come fosse ero terrorizzato da lei e non osavo parlarle guardandola negli occhi.

Ma Yukinoshita non aveva il tatto e la sensibilità di una persona normale e non era tipo da badare a queste preoccupazioni tipicamente maschili.

“Sono io quella che ti sta parlando. Quando qualcuno ti rivolge la parola dovresti cercare di guardare quella persona negli occhi.”

Dette quelle parole aspre, Yukinoshita prese Zaimokuza per il bavero e lo obbligò a guardarla negli occhi.

Comunque, anche se Yukinoshita non sapeva cosa fossero le buone maniere, quando si trattava delle maniere degli altri sapeva essere davvero irritante. Eravamo arrivati al punto che perfino io mi preoccupavo di salutarla con cortesia quando entravo nell’aula del club.

Quando mollò la presa sul bavero di Zaimokuza, lui iniziò a tossire convulsamente. Come prevedibile, non era il momento migliore per continuare a recitare la sua parte.

“Uahahah… ah… Per Giove…”

“E smettila di parlare così.”

“…”

Zaimokuza si zittì e iniziò a guardare il pavimento, dopo essere stato ripreso da Yukinoshita.

“Perché indossi la giacca in questa stagione?”

“Uff… Questo manto mi protegge dalle energie diaboliche del mondo ed è uno dei miei dodici istrumenti. Ma quando mi reincarno in questo mondo mi permette di mutare il mio corpo nella forma più appropriata. Uahahahahah!”

“Ti ho detto di smetterla.”

“V-Va bene…”

“E perché indossi dei guanti senza dita? Che senso hanno? Non proteggono nemmeno le dita.”

“Ah, sì… Ecco… Sono un artefatto che ho ereditato dalla mia vita precedente, un altro dei miei dodici istrumenti. Mi permettono di sparare diamanti e quindi per avvantaggiarmi nella mischia apro il palmo delle mani… Invero! Uahahahahah!”

“Stai ancora parlando così.”

“Ahahah! Ahahah… ah…”

Zaimokuza partì con una risata fragorosa che però ben presto si spense e si trasformò in un sospiro patetico. E poi si zittì di nuovo.

Forse a quel punto Yukinoshita provò pietà per lui, ma sta di fatto che d’improvviso cambiò del tutto espressione e gli rivolse uno sguardo gentile.

“Comunque, abbiamo ragione se pensiamo che tu voglia guarire dalla tua malattia?”

“Beh, non è una vera e propria malattia…”

Zaimokuza continuava a non guardare direttamente Yukinoshita e parlava a voce bassa. Ogni tanto mi lanciava un’occhiata con espressione preoccupata.

Era tornato a essere il vero Zaimokuza.

Sembrava che non riuscisse a interpretare il suo personaggio quando veniva soggetto allo sguardo penetrante di Yukinoshita.

Cavolo! Non ce la facevo più! Vedere Zaimokuza in quelle condizioni era troppo anche per me. Mi faceva venire voglia di gettargli un salvagente.

Decisi che per iniziare sarebbe stato meglio dividere quei due e feci un passo nella loro direzione con quella intenzione. Ma mi accorsi di aver calpestato qualcosa.

Era uno di quei fogli che svolazzavano per l’aula quando eravamo entrati.

Quando lo raccolsi, vidi un accozzaglia di kanji difficilissimi. Quel foglio aveva catturato la mia attenzione.

“Questa è…”

Alzai lo sguardo dal foglio e guardai in mezzo alla stanza. Quelle pagine, ciascuna con trentaquattro righe di quarantadue parole, erano sparpagliate dappertutto. Iniziai a raccoglierle una ad una e a metterle in ordine.

“Beh, come previsto non ho nemmeno proferito verbo e già hai inteso. Ciò dimostra che non abbiamo affrontato invano quei momenti difficili insieme.”

Zaimokuza parlò con voce rotta dall’emozione, ma io lo ignorai. Yuigahama guardò i fogli che avevo in mano.

“Che cos’è?”

Le passai il plico di fogli e lei iniziò a scorrerli controllandone il contenuto. Potevo quasi vedere un punto di domanda che si librava sopra la sua testa mentre cercava di leggere, ma alla fine con un sospiro vi rinunciò e mi passò di nuovo i fogli.

“Che cos’è?”

“La bozza di una novel… Credo.”

In reazione alle mie parole Zaimokuza si schiarì la voce come se volesse riavviare la conversazione da zero.

“Il tuo discernimento mi lusinga. Ordunque, quello è il manoscritto di una light novel. Intendo iscrivermi a una certa competizione per nuovi autori, ma visto che non ho amici non c’è nessuno a cui possa chiedere un parere. Vi prego di leggerla.”

“Non so perché, ma sono convinta che abbia detto delle cose molto tristi…”

Si può dire che scrivere una light novel sia la conseguenza naturale per chi è affetto da chuunibyou. È comprensibile che vogliano dare vita a quello che è nella loro fantasia. Inoltre, non è strano che queste persone siano convinte di poter diventare degli autori di fama proprio per via della loro fantasia galoppante. E poi è bello pensare di poter guadagnare uno stipendio facendo qualcosa che ti piace.

Per questo non trovavo affatto strano che Zaimokuza volesse diventare un autore di light novel.

Piuttosto era strano che fosse venuto fin qui per mostrarci il suo lavoro.

“Ci sono siti dove puoi caricare roba del genere e chiedere delle opinioni in merito, perché non provi a usare uno di quelli?”

“Nemmeno morto. Quelli non hanno pietà. Potrei morire se ricevessi troppe critiche.”

Che mezza-sega…

Però è vero che nessuno su internet si trattiene e dicono tutti quello che vogliono, mentre gli amici tengono in considerazione i tuoi sentimenti e cercano di non farti sentire a disagio.

In linea di massima, considerando il rapporto tra noi e Zaimokuza, ci sarebbe stato difficile essere troppo severi con lui. È oggettivamente complicato criticare pesantemente qualcuno quando lo stai guardando in faccia. Probabilmente avremmo dovuto cercare di farglielo capire in modo velato. Ma questo era solo in teoria…

“Ma allora…”

Lanciai uno sguardo al mio fianco e incontrai gli occhi di Yukinoshita, che aveva uno sguardo apatico.

“Lo sai che le critiche di Yukinoshita saranno probabilmente molto più aspre di quelle della gente online, vero?”

5-3

Io, Yukinoshita e Yuigahama ci portammo a casa una copia ciascuno della bozza che Zaimokuza ci aveva portato e decidemmo di passare la notte a leggerla.

Se dovessi affibbiare un genere alla sua light novel, direi che era una storia d’azione, con l’uso di superpoteri, ambientata in una scuola.

Era ambientata in una piccola cittadina in Giappone dove, all’oscuro di tutti, organizzazioni segrete lottavano contro persone dotate di superpoteri e con memorie delle loro vite passate. In mezzo a tutto questo, si risvegliavano i poteri nascosti in un ragazzo normalissimo che iniziava a falciare i suoi nemici uno dopo l’altro in grande stile.

Quando finii di leggere, il cielo si stava ormai schiarendo.

Di conseguenza, dormii in qualche modo durante le lezioni. In ogni caso, dopo una pigra sesta ora e un contrappello, decisi di dirigermi verso il club.

“Ehi! Aspettami!”

Quando arrivai all’edificio speciale, sentii dietro di me una voce che mi chiamava. Quando guardai, vidi Yuigahama che correva verso di me con una cartella leggera sulla spalla.

“Hikki, non hai un bell’aspetto. Stai bene?”

“Beh, ecco… Sai, quando si passa così tanto tempo a leggere quella roba è normale poi sentirsi stanchi… Sto crollando dal sonno. A proposito, perché tu invece non sembri per niente stanca?”

“Eh?”

Yuigahama sembrava sorpresa.

“Ah… È-È vero… Che sonnoooo…”

“Non l’hai nemmeno sfogliata, vero?”

Yuigahama non mi rispose, ma si limitò a guardar fuori dalla finestra e a canticchiare. Stava fingendo di essere innocente, ma riuscivo a vedere il sudore freddo che le colava lungo le guance e il collo… Chissà se si sarebbe visto anche attraverso la camicetta…

5-4

Quando aprii la porta dell’aula del club, mi si parò davanti la scena di Yukinoshita che sonnecchiava.

“Complimenti per l’ottimo lavoro.”

Lei continuò a dormire pacificamente con respiro regolare nonostante le avessi rivolto la parola. Il suo volto disteso era anni luce dalla sua solita espressione fredda e rigida, tanto che il mio battito accelerò alla vista di quella differenza.

Mi sentivo quasi come se avessi potuto rimanere lì a guardarla dormire per sempre. A guardare quei capelli neri che ondeggiavano leggermente, quella pelle morbida e bianca quasi trasparente, quegli enormi occhi brillanti, quelle carnose labbra rosa…

Le sue labbra si mossero leggermente.

“Sono stupita. Mi basta guardarti in faccia e mi sveglio di colpo.”

Cavolo… Pensavo anch’io di essermi appena svegliato. Il suo aspetto angelico mi aveva quasi fatto perdere il controllo. Avrei davvero voluto farla dormire per l’eternità.

“Dal tuo aspetto si direbbe che anche tu abbia avuto una nottata difficile, eh?”

“Sì, era da un po’ che non lavoravo tutta notte. Dopotutto non avevo mai letto nulla di simile… Non credo che sarà mai un genere di mio gusto.”

“Già. Anche per me è stata una faticaccia.”

“Non l’hai nemmeno sfogliata. Sbrigati a farlo, cavolo.”

Alle mie parole, Yuigahama si lamentò con evidente malumore ma tirò fuori dalla borsa la sua copia. Non c’era una singola piega, era in condizioni perfette. Iniziò a sfogliarla a una velocità impressionante.

Sembrava che si stesse davvero annoiando a morte mentre leggeva… Guardai Yuigahama che leggeva e le parlai.

“Non è che tutte le light novel siano come quella di Zaimokuza. Ce ne sono diverse decisamente interessanti.”

Lo dissi anche se sapevo di non fare il gioco di Zaimokuza. Yukinoshita inclinò il capo e mi parlò.

“Come quella che stai leggendo tu ultimamente qui al club?”

“Sì, quella è scritta bene. Ti consiglio di provare a leggere quelle della Gaga…”

“Se capita, magari.”

Percepivo che stava venendo applicata la regola del ‘chi dice così poi non la leggerà mai’. Ma a quel punto si udì qualcuno bussare sonoramente alla porta.

“Costui vi chiede permesso…”

Zaimokuza stava di nuovo parlando in quel modo arcaico mentre entrava nella stanza.

“Ebbene, presentatemi le vostre opinioni.”

Zaimokuza si piazzò su una sedia incrociando le braccia con arroganza. Sul suo viso c’era dipinto un senso di superiorità che non si sapeva da dove venisse. Era un’espressione che strabordava di sicurezza.

Tuttavia, seduta di fronte a lui, Yukinoshita dava l’impressione di volersi quasi scusare.

“Mi dispiace, non comprendo a fondo questo genere letterario, ma…”

“Non importa. Anche persone del mio rango ogni tanto desiderano ricevere le opinioni della gente comune. Parla liberamente.”

“Capisco.” Yukinoshita gli rispose brevemente e fece un respiro profondo per meglio affrontare la situazione.

“È noiosa. Tanto che è quasi spiacevole leggerla. È perfino più noiosa di quanto pensassi possibile.”

“Argh!”

Aveva falciato Zaimokuza con un sol colpo.

La sedia di Zaimokuza traballò quando lui si inclinò all’indietro, ma riuscì a rimettersi in equilibrio.

“Mmm… allora, come riferimento, saresti così cortese da indicarmi quali parti della mia opera hai trovato noiose?”

“Innanzitutto la grammatica fa schifo. Perché hai invertito l’ordine delle parole nelle frasi così tanto? Non le sai usare le particelle? Non te l’hanno insegnato alle elementari?”

“Uaaah… Pensavo che quello stile fosse l’ideale per irretire i lettori della mia opera…”

“Non sarebbe meglio se ci pensassi solo dopo aver raggiunto un livello minimo accettabile di scrittura? E poi usi troppi furigana.[11] Qui hai scritto ‘nouryoku’[12] ma vi hai messo sopra il furigana ‘chikara’… nessuno lo dice così. Inoltre qui hai scritto ‘Genkou Hasen’ che dovrebbe essere ‘Fendente Fantasma Scarlatto’, ma sopra hai scritto ‘Spadaccino dell’Incubo Insanguinato’. Da dove salterebbe fuori quel ’Incubo’?”

“Aaaaah! A-Aaah… ti sbagli! Tutti gli scontri con superpoteri nelle novel più recenti usano molti furigana…”

“Lo stai facendo solo per soddisfazione personale. Nessun altro lo capirebbe. Vorresti davvero che qualcuno leggesse questa roba? Allora devi renderla meno prevedibile. Si capisce come proseguirà la storia da subito e non c’è nulla che faccia pensare che possa diventare più interessante. E perché qui l’eroina si spoglia? Non c’è nulla prima che conduca a un simile sviluppo.”

“Arrrrgh! M-Ma le novel che non hanno quel genere di contenuti non vendono… Quindi bisogna… Voglio dire…”

“In più, la parte narrativa è troppo lunga e ci sono molti kanji troppo articolati che la rendono di difficile lettura. Poi ti prego di evitare di far leggere una storia incompleta. Prima ancora di parlare di stile letterario dovresti cercare di usare un minimo di buon senso.”

“Uahahahah!”

Zaimokuza distese braccia e gambe e cacciò un urlo. Le sue spalle sussultavano e guardava il soffitto con occhi assenti. La sua reazione un filo eccessiva iniziava ad essere fastidiosa, sarebbe stato meglio se la smettesse…

“Per ora può bastare. Non sarebbe una buona idea se gli dicessi tutto in un’unica volta.”

“Avrei ancora molto da dire, ma… E va bene. Credo che ora tocchi a Yuigahama.”

“Eh!? A-A me!?”

Yuigahama sembrava scioccata mentre Zaimokuza la guardava con espressione supplicante. Aveva le lacrime agli occhi. Yuigahama doveva averlo notato e sembrò provare a cercare qualche complimento da fargli, mossa da compassione. Aveva lo sguardo perso nel vuoto, pensierosa, ma poi riuscì a fornirgli delle parole di conforto.

“E-Ecco… S-Sai, ci sono davvero un mare di parole complicate…”

“Waaaaaaaaaaah!”

“Gli hai dato il colpo di grazia…”

Per un aspirante scrittore quello era il commento più negativo possibile. Dai, pensateci… Quella era stata l’unica cosa bella che Yuigahama era riuscita a dire della sua novel. Era la tipica risposta che si riceveva da qualcuno non abituato a leggere light novel quando gli si chiedeva un parere. In fondo era come dire che non era affatto interessante.

“A-Allora… Hikki, parla tu.”

Sembrava quasi che Yuigahama stesse correndo via quando si alzò e mi cedette il suo posto. Mi misi dritto in fronte a Zaimokuza, mentre lei si sedette dietro di me.

“Aaaaaah… H-Hachiman. T-Tu mi capisci vero? Il mondo che ho creato, questo vasto scenario ideale per una light novel… Lo capisci, vero? Capisci questo mirabile racconto da me tessuto, che tutti questi altri stolti non possono aver speme di comprendere… Vero?”

Già… Lo capivo anche fin troppo bene.

Annuii in modo rassicurante. Zaimokuza mi guardò con estrema fiducia.

Ritenni che, essendo un uomo, fosse d’obbligo rispondere con la verità. Feci un profondo respiro e gli parlai con gentilezza.

“Dimmi, esattamente qual è la novel che hai plagiato?”

“Eeeeeh?! A-Arrgh… gurgle…”

Zaimokuza si rotolò più volte sul pavimento, per poi fermarsi quando andò a sbattere contro il muro. Poi rimase lì sdraiato, senza muovere nemmeno un muscolo. I suoi occhi assenti fissavano il soffitto e un’unica lacrima solcò la sua guancia. Era l’aspetto di una persona pronta a morire.

“Sei tu quello senza pietà… Sei stato decisamente più crudele di quanto non sia stata io.”

Yukinoshita era profondamente colpita.

“Ehi, tu…”

Yuigahama mi stava dando una gomitata. Sembrava che volesse che dicessi qualcos’altro. Ma cosa potevo dire… Quando però ci pensai, mi resi conto di aver tralasciato uno degli aspetti più importanti quando si parla di light novel.

“Beh, l’importante sono le illustrazioni. Non ti preoccupare così tanto per come è scritta.”

5-5

Come se si trovasse a un corso di Lamaze, Zaimokuza fece un paio di esercizi di respirazione per calmarsi, poi si alzò in piedi nonostante avesse le gambe che gli tremavano come quelle di un cerbiatto appena nato.

Infine, si diede una spolverata con le mani e mi fissò.

“Vorreste… leggere ancora le mie opere?”

Non credevo alle mie orecchie. Caddi in silenzio, incapace di comprendere cosa stesse dicendo, ma lui lo disse nuovamente. E questa volta con voce più chiara, più decisa.

“Vorreste leggere ancora le mie opere?”

Guardò me e Yukinoshita con il fuoco negli occhi.

“Tu…”

“Sei forse un masochista?”

Yuigahama, nascosta nella mia ombra, stava guardando Zaimokuza con disgusto. Sembrava gli stesse dicendo ‘Muori, pervertito.’ No, Yuigahama, ti stavi sbagliando.

“Vorresti davvero sopportare di nuovo quello che ti è capitato oggi?”

“Certo. È vero che quelle critiche sono state particolarmente aspre. È vero che mi hanno fatto pensare che sarebbe stato meglio morire, che non sono popolare e che comunque non ho amici. O meglio, mi hanno fatto volere che morissero tutti gli altri.”

“Posso capirti. Anch’io vorrei morire se venissi trattato così.”

Ma Zaimokuza aveva subìto l’impatto di quelle parole e comunque era ancora qui a parlarci.

“Però… Però quelle parole mi hanno reso comunque felice. Che qualcosa che ho scritto per divertimento venga letto e criticato da qualcun altro… Non è niente male. Non saprei come definire di preciso quel che sto provando in questo momento… Ma il fatto che le mie opere vengano lette mi rende decisamente felice.”

A quel punto sorrise.

Non era il sorriso da generale spadaccino, ma quello di Yoshiteru Zaimokuza.

Aaah… Capisco.

Lui non soffriva solo di chuunibyou, ma anche di una forma grave di ‘febbre da scrittore’.

Voleva scrivere perché aveva qualcosa da dire agli altri. Quindi se fosse riuscito a colpire la fantasia di qualcuno con quel metodo, ne sarebbe stato felice. Avrebbe scritto e riscritto, ancora e ancora. Anche se nessuno avesse riconosciuto quello che lui scriveva, avrebbe continuato a scrivere. Questo è quel che chiamavo ‘febbre da scrittore’.

Come conseguenza non potevo rispondergli se non in un modo.

“Certo che le leggerò.”

Non potevo dirgli di no. Dopo tutto, questo era lo stato mentale di Zaimokuza dopo che aveva affrontato il suo essere chuunibyou. Anche se gli altri dicevano che era malato, anche se lo guardavano male, anche se lo ignoravano o lo prendevano in giro, lui non si sarebbe mai piegato alla loro volontà, non si sarebbe mai arreso e avrebbe continuamente provato a realizzare le sue manie.

“Quando avrò finito una nuova novel ve la porterò.”

Detto quello si girò e uscì a grandi passi dalla stanza.

La visione della porta che si chiudeva dietro di lui era spiacevolmente abbagliante.

Anche se era contorto, infantile o in torto, se riusciva a trasmettere i suoi concetti era proprio questo quel che doveva fare. Se fosse stato disponibile a cambiare solo perché qualcuno aveva rifiutato le sue idee, allora i suo sogni non avrebbero avuto alcun valore, e sarebbe stato come mentire a sé stessi. Quindi Zaimokuza andava bene così com’era.

A parte per le sfaccettature disgustose della sua personalità, s’intende.

5-6

Passarono un paio di giorni.

Era la sesta ora. L’ultima lezione di oggi era educazione fisica.

Ero stato messo in coppia con Zaimokuza, niente di nuovo.

“Hachiman. Chi credi sia l’illustratore più popolare e incredibile in questo momento?”

“Vacci piano. Prima vinci il premio e poi potrai pensare anche a ‘ste cose.”

“Mmm, ci sta. Il problema più grosso è con chi debuttare…”

“Sinceramente, come fai a essere convinto di vincere?”

“Se vendesse bene magari potrebbero farne un anime e potrei sposare una doppiatrice.”

“Okay, basta così. Prima vedi di scriverlo quel dannato manoscritto, eh?”

Io e Zaimokuza avevamo iniziato ad avere conversazioni del genere durante la lezione. Era l’unica cosa a essere cambiata.

Beh, il contenuto di quelle conversazioni era abbastanza insensato. Non è che stessimo parlando di cose particolarmente divertenti, quindi non scoppiavamo mai a ridere come gli altri quando parlavano tra loro.

Quello di cui parlavamo non era né figo né di tendenza, era solo patetico.

Pensavo che fossimo dei veri idioti. Pensavo che quel che stavamo facendo non avesse minimamente senso.

Tuttavia… Almeno l’ora di ginnastica non era più un momento spiacevole.

Tutto qui.


[1] Riferimento al Trans-America Ultra Quiz, un programma televisivo giapponese.

[2] Su una mappa è l’area che costituisce la parte più a nord della prefettura di Chiba, di cui però copre solo il 20%.

[3] Il Grande Bodhisattva Hachiman è una divinità della guerra nella mitologia giapponese.

[4] Periodo che va dal XV al XVII secolo.

[5] In giapponese ‘chuu’ significa bacio.

[6] ‘Jakigan’ significa letteralmente malocchio e viene usato come dispregiativo al posto di ‘chuunibyou. Si riferisce al fatto che spesso chi è affetto da chuunibyou crede di avere il terzo occhio, che fornisce poteri sovrumani.

[7] Countdown TV è programma musicale giapponese in onda in tarda serata.

[8] I Seiwa Genji sono un importante famiglia del Clan Minamoto. Tra loro Tokugawa Ieyasu, lo shogun che ha unificato il Giappone e che ha gettato le basi del primo Giappone moderno. Ashikaga Yoshiteru è ritenuto parte di questa famiglia.

[9] Il tempio più famoso della città di Kamakura, ovviamente dedicato al culto della divinità Hachiman.

[10] Gioco di strategia a turni che si basa sulla storia giapponese.

[11] Nella scrittura giapponese a volte viene usato un kanji che però dev’essere pronunciato in modo diverso dal normale, quindi vi viene apposto un furigana al di sopra. In questo caso viene usato per forzare una pronuncia “occidentale”, il che però può rendere la lettura difficile se abusato.

[12] ‘Nouryoku’ significa ‘abilità’, mentre ‘chikara’ suona più come ‘potere’.