Capitolo 7

Capitolo 7: Ogni tanto il dio delle commedie romantiche riesce a essere gentile.

7-1

E così, con il passare dei giorni, venimmo gettati a forza nella “fase 2” delle nostre sessioni di allenamento.

Detto così forse era un filo esagerato. In realtà avevamo terminato l’allenamento di base e stavamo finalmente usando le attrezzature da gioco.

Sebbene abbia parlato di ‘noi’, onestamente volevo dire ‘Totsuka’. Era l’unico che doveva passare tutto il tempo a palleggiare contro il muro, come da istruzioni della diabolica allenatrice Yukinoshita.

Beh, non è che fossimo al livello di un membro effettivo della squadra di tennis, quindi per noi era semplicemente un’ora libera.

Yukinoshita si limitava a sedersi e a leggere all’ombra di un albero lì vicino, ma a volte, quando sembrava si ricordasse della presenza di Totsuka, andava da lui a controllarlo e a impartirgli ulteriori istruzioni.

Inizialmente Yuigahama si era messa ad allenarsi con Totsuka, ma si era annoiata velocemente e ora passava la maggior parte del tempo a sonnecchiare di fianco a Yukinoshita. Era come un cane che viene portato al parco, che quando si stufa va a sdraiarsi vicino a una fontanella.

E in puro stile Zaimokuza, lui stava seriamente studiando lo sviluppo della sua tecnica segreta definitiva di tiro magico. Ehi, smettila di tirare in giro quelle ghiande… E smettila di scavare solchi nel campo da tennis con la tua racchetta.

In definitiva, radunare così tante persone inutili in un unico posto non aveva senso.

E io, chiedete?

Io passavo il tempo in un angolo del campo osservando le formiche. Era divertentissimo.

No, dico sul serio. Era davvero divertente.

Non so cosa pensassero quegli esseri minuscoli mentre si muovevano senza sosta, ma era evidente che stavano semplicemente conducendo una vita molto impegnata. Penso che mi facesse sentire come se stessi guardando le strade di Tokyo da qualche ufficio in un grattacielo.

Le due immagini degli impiegati vestiti di nero e delle formiche che si muovevano freneticamente si sovrapposero nella mia mente.

Sarei diventato anch’io come uno di quei puntini neri, prima o poi? Sarei stato visto anch’io da qualcuno in un grattacielo? Cosa avrei pensato in quel momento?

Non è che odiassi l’idea di diventare un impiegato… Anzi, una parte di me desiderava che lo diventassi. Era al secondo posto nella lista di professioni che avrei voluto fare, subito sotto a ‘casalingo a tempo pieno’. Il numero tre della lista era ‘autopompa’. Ehi un momento, da quando vorrei diventare una macchina?

Ero ovviamente ben conscio che fare l’impiegato ha i suoi lati negativi. Ero sempre colpito quando vedevo mio padre tornare a casa con la stanchezza di vivere in volto. Ammiravo il modo in cui continuava ad andare a lavorare ogni giorno nonostante non gli piacesse.

D’impulso quindi proiettai su una di quelle formiche l’immagine di mio padre e iniziai a fare il tifo per lei dal profondo del cuore.

Fai del tuo meglio, papà. Non arrenderti, papà. Non perdere i capelli, papà.

Stavo sognando il mio futuro, quando mi ritrovai a preoccuparmi del futuro dei miei capelli.

Le mie preghiere dovevano essere state ascoltate, perché quella formica iniziò a incamminarsi per tornare al formicaio da dove proveniva. Ero sicuro che il calore dei suoi affetti la stesse attendendo.

Ero felice.

Venni sopraffatto dall’emozione, tirai su col naso e tersi una lacrimuccia.

Fu in quel momento che…

Whoosh!

“Papààà~~!!!”

Non era rimasta traccia della formica. Era volata in via in qualche angolo remoto del campo insieme alla pallina.

Infuriato, guardai malissimo verso la direzione da cui proveniva quel colpo.

“Mmm, allora bisogna sollevare una nuvola di polvere per disorientare l’avversario e poi si coglie l’occasione per colpirlo con la pallina… Sembra che il mio magico colpo sia stato perfezionato, non è così? Le illusioni della terra recano un abbondante raccolto, il ‘Blasting Sand Rock’!”

Zaimokuza, allora sei stato tu… Cos’hai fatto a mio padre (nella sua versione formica)? Beh, chissenefrega. Unii le manie rivolsi una breve preghiera al cielo.

Nel frattempo sembrava che Zaimokuza fosse tutto preso dal fatto di aver perfezionato la sua nuova tecnica. Roteò la racchetta prima di poggiarla sulla propria spalla e di mettersi in posa. Era come se avesse appena guadagnato punti esperienza.

Insomma… Chissenefrega, sia di Zaimokuza che della formica.

Magari posso passare del tempo guardando quel che sta facendo quel bocconcino di Totsuka…

Quando alzai lo sguardo vidi che Yuigahama si era svegliata. Yukinoshita le aveva ordinato di muovere un carrello colmo di palline.

Aveva il compito di prendere le palline dal carrello e di scagliarle verso Totsuka, che a sua volta avrebbe dovuto fare il suo meglio per riuscire a colpirle.

“Per favore, Yuigahama, prova a tirare le palline in punti più difficili da raggiungere, come lì, o lì… Altrimenti l’allenamento è inutile.”

Yukinoshita era calma e composta. Totsuka d’altro canto aveva il respiro corto mentre correva dietro alle palline a fondo campo e poi a rete.

Yukinoshita era seria… Era davvero pazza.

No, in realtà stava seriamente cercando di allenare Totsuka. E smettila di guardarmi, cavolo… Che paura. Come riesci a leggermi nel pensiero?

La mira di Yuigahama era del tutto casuale (per non parlare della sua forma), e ogni pallina che tirava volava in direzioni imprevedibili.

Totsuka correva per cercare di colpirle, ma verso la ventesima pallina cadde infine per terra.

“Caspita, Sai! Stai bene!?”

Yuigahama smise di tirare e corse alla rete. Totsuka si strofinò le ginocchia sbucciate ma sorrise, nonostante avesse le lacrime agli occhi, e provò a dire che andava tutto bene. Che coraggioso…

“Sto bene, continuiamo pure.”

Ma Yukinoshita si accigliò a sentire quelle parole.

“Sei… Sicuro di voler continuare?”

“Sì… Mi state aiutando tutti, quindi voglio provare ad andare avanti.”

“Capisco… Bene, Yuigahama, lascio tutto nelle tue mani.”

Con quelle parole, Yukinoshita si girò di scatto e sparì all’interno dell’edificio scolastico. Totsuka sembrava ansioso intanto che la guardava andarsene.

“Ho forse detto… qualcosa… che l’ha fatta arrabbiare?”

“Ma no, fa sempre così… A dire il vero, non ti ha dato dell’incompetente o dello stupido, quindi in realtà potrebbe anche essere di buon umore.”

“Ma quelle cose non le dice solo a te, Hikki?”

No, Yuigahama, dice le stesse cose anche a te abbastanza spesso… Solo che tu non te ne accorgi.

“Magari… Si è semplicemente spazientita con me? Non sono migliorato per niente e riesco a fare al massimo cinque sollevamenti di fila…”

Le spalle di Totsuka si affossarono quando si mise a guardare per terra. Beh, sai, non direi che non sia possibile visto che si parla di Yukinoshita…

Tuttavia…

“Non credo sia così. Yukinon non abbandonerebbe mai qualcuno che si è rivolto a lei in cerca di aiuto.”

Yuigahama pronunciò quelle parole mentre faceva roteare una pallina tra le mani.

“Beh, anche questo è vero… In fondo ha anche aiutato Yuigahama a imparare a cucinare. Non sei un caso disperato, non credo che Yukinoshita si sia rassegnata.”

“E con questo che vorresti dire!?”

Yuigahama scagliò la pallina verso la mia testa, centrandomi in pieno. Quell’aggeggio infernale (la pallina) fece un rumore sordo. Che cavolo, aveva davvero un bel lancio… Non mi avrebbe sorpreso se l’avessero scelta nel prossimo draft.

Raccolsi da terra la pallina che rotolava e la tirai piano verso di lei.

“Prima o poi tornerà, quindi… Che ne dici se continuiamo?”

“Okay!”

Totsuka rispose entusiasta e tornò ad allenarsi.

Per un po’ non si sentì alcun lamento e non cadde nessuna lacrima.

Totsuka stava semplicemente impegnandosi al massimo.

“Uff, sono stanchissima~~… Prendi il mio posto, Hikki.”

In effetti fu Yuigahama la prima a lamentarsi.

Anche se ad essere sinceri non è che io fossi impegnatissimo.

L’unica alternativa al momento sarebbe stata tornare a osservare le formiche.

Ma Zaimokuza le aveva uccise, quindi mi stavo profondamente annoiando. Non avevo davvero nulla da fare.

“Va bene, diamoci il cambio.”

“Evviva~~. Ah, guarda che dopo il sesto lancio è noiosissimo. Io ti ho avvertito.”

Il sesto!? Così era davvero troppo poco. Che avesse una resistenza così bassa?

Quando mi avvicinai a Yuigahama per recuperare le palline mi accorsi che la sua espressione da sorridente era diventata scura e lontana.

“Ah, stanno giocando a tennis! A tennis!”

Mi girai al suono di quelle voci gioiose e notai un folto gruppo di persone con al centro Hayama e Miura. Camminavano verso di noi e quando passarono oltre Zaimokuza sembrò che notassero me e Yuigahama.

“Ah… C’è Yui…”

Una ragazza vicina a Miura parlò a voce bassa.

Miura lanciò un’occhiata veloce a me e a Yuigahama, poi ci ignorò e si girò verso Totsuka. (Pareva che non avesse degnato Zaimokuza nemmeno di uno sguardo).

“Ehi, Totsuka. Possiamo giocare anche noi?”

“Miura, in realtà non sto… Giocando… Mi sto allenando…”

“Eh? Che hai detto? Non ti ho sentito.”

Totsuka aveva parlato a voce molto bassa, quindi Miura finse di non averlo sentito. Lui cadde in silenzio a quella risposta, ma… In effetti anch’io sarei stato incapace di parlare dopo che mi avessero rivolto una domanda con quel tono. Era davvero spaventosa.

Totsuka si fece forza il più possibile e ci riprovò.

“M-Mi sto allenando…”

Ma sembrò che questo non interessasse a Sua Altezza.

“Mhmm, ma sai, qui c’è anche gente che non fa parte del club di tennis, quindi… La squadra maschile di tennis non ha prenotato il campo, giusto?”

“È-È vero… Però…”

“Beh, ma allora non va bene se lo usiamo anche noi? Perché non dovrebbe esserlo?”

“Però…”

A quel punto Totsuka sembrò preoccupato e mi guardò… Ehi, io che c’entro?

Beh, credo che non ci fosse nessun altro a cui si potesse rivolgere. Yukinoshita se n’era andata, Yuigahama si era voltata dall’altro lato con l’espressione combattuta e nessuno calcolava Zaimokuza nemmeno lontanamente… Rimanevo solo io.

“Ah, mi dispiace ma Totsuka ha chiesto di poter usare questo campo, quindi non possiamo lasciare che lo usino altre persone.”

“Eh? Ma come ho già detto, voi non fate parte del club di tennis e lo state usando comunque.”

“Beh, ecco, quello è perché stiamo aiutando Totsuka ad allenarsi, quindi è un più o meno una forma di outsourcing.”

“Eh? Ma che stai blaterando? Che cafone.”

Cavolo, questa tizia chiaramente non aveva la minima intenzione di ascoltarci… Ecco perché odiavo le sgualdrine come lei. Che genere di scimmia non capisce le parole? Anche i cani le capiscono, cacchio!

“Dai, su, non mettiamoci a litigare.”

Hayama si intromise e provò a fare da paciere.

“Ehi, è più divertente se giocano tutti. Non possiamo semplicemente fare così?”

Le parole di Hayama mi irritarono. Miura aveva caricato il fucile, ma era stato lui a premere il grilletto.

Beh, non mi restava che spararla grossa.

“Che diavolo intendi quando parli di ‘tutti’? È lo stesso ‘tutti’ che usi per implorare i tuoi genitori di comprarti qualcosa? Quando dici ’Ma ce l’hanno tutti!’ o robe simili? Chi diavolo sono quei ‘tutti’? Io non ho amici e quindi non ho mai potuto usarla quella frase…”

È il doppio senso tra ‘sparare’ e ‘avvilito’! È una combinazione miracolosa![1]

Hayama non poteva non esserne colpito.

“Beh, ecco… Non volevo ferire nessuno. Che dire… Scusa? Se c’è qualcosa che ti turba puoi sempre venire da me a chiedere consiglio.”

Iniziò a consolarmi in un istante.

Hayama era un bravo ragazzo… Ero sul punto di lasciarmi andare e di ringraziarlo.

Ma…

Se fosse bastata quel genere di compassione spicciola, allora tanto per cominciare non avrei avuto bisogno di essere salvato. Se fossero state sufficienti due parole gentili a risolvere i miei problemi, allora non sarebbero stati dei veri problemi.

“Hayama, la tua gentilezza mi conforta… So benissimo che hai un buon carattere. E sei anche l’asso della squadra di calcio della scuola. E sei anche di bell’aspetto. Sono sicuro che piaci alle ragazze!”

“E-E questo che c’entra?”

Hayama fu evidentemente scosso dai miei complimenti così improvvisi. Bene, bene… Inorgoglisciti pure.

Hayama, sono sicuro che non lo sai…

Perché secondo voi le persone elogiano gli altri? È perché ‘più sono grossi, più fanno rumore quando cadono’!

Viene definita ‘morte da elogio’.

“Hai tutto quel che potresti desiderare e sei intelligente, eppure vorresti sottrarre l’uso di questo campo da tennis a noi che non abbiamo nulla? Non ti vergogni?”

“Esatto! Messer Hayama! Vi state comportando in modo disdicevole! La vostra è un’invasione! Mi vendicherò!”[2]

Di punto in bianco Zaimokuza si avvicinò e si mise a pronunciare quelle parole altisonanti.

“Q-Quando quei due ci si mettono riescono a rendere la situazione ancora più patetica e triste…”

Yuigahama stava di fianco a noi senza parole, mentre Hayama era in evidente imbarazzo. Emise un breve sospiro.

Senza volerlo, mi scappò un sorriso maligno. Proprio così… Hayama non era il tipo di persona a cui piace creare disagio in nessun contesto. E in questo preciso momento, il ‘contesto’ era composto da lui, Zaimokuza e me. Se fosse stato zittito dalla maggioranza non avrebbe avuto altra scelta se non quella di rinunciare.

“Ehi, Hayato, dai~~…”

Una voce pigra produsse quelle parole.

“Che stai aspettando? Io voglio giocare a tennis.”

Ed ecco che è arrivata l’idiota coi ricci. Che le sue sinapsi abbiano qualche problema? Segui il filo del discorso, dai… Sei il tipo che confonde il freno e l’acceleratore, vero?

Infatti aveva fatto proprio quello, dando un’accelerata notevole.

E così Hayama ebbe un po’ di tempo in più in cui riflettere. Quella breve intromissione fu sufficiente a rimettere in moto il suo cervello.

“Okay, ci sono, potremmo fare così: tutti quelli che non fanno parte del club di tennis giocheranno una partita e chi vince potrà usare il campo nella pausa pranzo d’ora in poi. Ovviamente i vincitori dovranno aiutare Totsuka ad allenarsi. È meglio allenarsi con giocatori bravi, no? Così sarebbe più divertente per tutti.”

Come diavolo era arrivato ad una conclusione così infallibilmente logica? Era forse un genio?

“Una partita a tennis? Sembra divertente…”

Miura sorrise in un modo degno della Regina di Fuoco.

E anche tutti quelli nel loro gruppo sembrarono ringalluzziti dalla proposta di Hayama.

E così, scossi via dalla pressione per lo scontro imminente, sottomettendoci al caos e alla frenesia, venimmo gettati di peso nella “fase 3” del nostro allenamento.

Detto così sembrava fin troppo figo… In definitiva ci stavamo giocando l’uso del campo da tennis con una partita.

Come cavolo era potuta finire così!?

7-2

Le parole che ho usato in precedenza, ‘caos’ e ‘frenesia’, erano solo un modo come un altro per suonare simpatico. Ma alla fine avevo ragione.

In molti si radunarono intorno al campo da tennis che era situato in un angolo remoto del campus scolastico.

A occhio e croce c’erano già duecento persone, se non di più. Ovviamente avevo incluso nel conto il gruppo di Hayama, ma parecchia altra gente era arrivata dopo aver sentito cosa sarebbe successo.

Per la maggior parte erano amici o fan di Hayama. Erano per lo più del secondo anno, ma vidi anche alcune matricole e, sparsi qua e là, anche qualcuno del terzo anno.

Ma chi era? Era più conosciuto dei nostri politici.

“HA~ YA~ TO~ VAI!! HA~ YA~ TO~ VAI!!”

Il pubblico iniziò a fare la ola per fare il tifo per Hayama. Sembrava di essere al concerto di una qualche idol… Ma non erano tutti qui per lui, erano qui solo per assistere a un evento eccezionale… Vero? Sì, certo. Credici…

Comunque il solo guardare tutta quella gente mi fece correre i brividi lungo la schiena. Era simile a un culto religioso… La Chiesa della Gioventù era davvero spaventosa.

E da quell’ammasso di persone spuntò Hayato Hayama, che si diresse con passo sicuro verso il centro del campo. Sebbene ci fosse tutta quella gente sembrava perfettamente a suo agio. Vi era probabilmente abituato. Oltre ai suoi soliti seguaci si erano uniti al suo gruppo anche ragazzi e ragazze di altre classi.

Eravamo stati praticamente inghiottiti. I nostri sguardi danzavano di qua e di là senza sosta. Chiusi gli occhi. Quell’eccitazione fragorosa mi faceva venire le vertigini.

Hayama era già in campo con la racchetta in mano. Ci fissò con interesse, curioso di sapere chi si sarebbe fatto avanti per primo.

“Ehi, Hikki… Che facciamo?”

“Già, che facciamo…”

Yuigahama era evidentemente a disagio. Lanciai uno sguardo verso Totsuka, che sembrava un coniglietto spaventato sperduto in una foresta ignota.

Anche quando parlava con me lo faceva con timidezza e con le punte dei piedi rivolte all’interno. Cavolo, era irragionevolmente grazioso…

Non ero l’unico a pensarla così. Quando Totsuka si mosse con quel suo aspetto fragile sentii le ragazze tutte intorno a noi che gridavano ‘Principe~~!!’ o ‘Saiiii~~!!’

Ma ogni volta che sentiva una di quelle urla, lui si metteva a tremare. A quella vista le sue fan si eccitarono ancor di più e lo incitarono sempre più forte. Non potei fare a meno di eccitarmi un po’ anch’io.

“Direi che Totsuka non può partecipare…”

Hayama aveva detto che questa partita sarebbe stata tra persone che non erano membri del club… Quindi la posta in palio era sia l’uso del campo che lo stesso Totsuka.

“Zaimokuza, sai giocare a tennis?”

“Tranquillo. Ho letto tutti i volumetti e sono anche andato a vedere il musical, quindi sono abbastanza esperto di pallacorda.”

“Certo che anch’io che te lo chiedo a fare… E se devi chiamare il tennis in quel modo, allora fai lo stesso anche con musical.”

“Beh, in quel caso direi che tocca a te… Ma come si direbbe ‘musical’?”

“Già, mi sa che mi tocca…”

“Pensi di avere davvero qualche possibilità di vincere? E comunque, come  si direbbe ‘musical’!?”

“Non ho speranze… E smettila. Se non ci arrivi da solo allora cambia personaggio. Tanto hai già comunque rovinato tutta la caratterizzazione.”

“C-Capisco… Hachiman, sei davvero furbo, sai?”

Zaimokuza sembrava sinceramente sorpreso. Sembrava che avessi davvero risolto il suo problema ma che non riuscissi a farlo con i miei… Uff… Che fare?

Affondai la testa tra le braccia. In quel momento si sentì una voce sgarbata e infastidita.

“Ehi, non è che vi date una mossa?”

Cavolo, quella sgualdrina era davvero irritante… Alzai la testa e vidi Miura che controllava la racchetta che teneva in mano. Sembrava che anche Hayama fosse colto di sorpresa.

“Eh? Giochi anche tu, Yumiko?”

“Che? Ma certo… Fin dal principio ero io che volevo giocare a tennis, ricordi?”

“Lo so, ma… Probabilmente loro sceglieranno un maschio. Sai, quello lì… Quel Hikitani? Lui Se dovessi giocare contro di lui non sarebbe proprio equo.”

E chi sarebbe Hikitani? Hikitani non gioca. È Hikigaya a giocare… Forse.

Miura ascoltò Hayama e, giocherellando con le sue lunghe ciocche di capelli mossi, diventò pensierosa.

“Ah, allora facciamo un doppio misto! Ehi, sono intelligente, vero? Ma esiste davvero qualche ragazza che voglia giocare insieme a Hikitani? Ahah, che ridere!”

Miura scoppiò in una risata acuta e di cattivo gusto e tutti gli altri intorno iniziarono a ridere con lei. Non potei fare a meno di ridere io stesso.

Eheheh, eheheh… Cavolo, dispiaceva ammetterlo ma non aveva torto. Mi sentii sprofondare nell’oscurità.

“Hachiman, così non va… Non hai nessun’amica e per di più nessuna ragazza aiuterebbe mai un bastardo solitario qualunque come te, nemmeno se lo chiedessi. Che intendi fare?”

Taci, Zaimokuza… E aveva perfettamente ragione, non avevo modo di controbattere.

Eravamo ben oltre il punto in cui avrei potuto dire ‘Ahah, scusa~~. Non è che potremmo lasciar perdere?’ Guardai Zaimokuza in cerca d’aiuto ma lui distolse lo sguardo e iniziò a fischiettare.

Sospirai. Sembrò che fosse un segnale perché lo fecero anche Yuigahama e Totsuka.

“……”

“Scusami Hikigaya… Se fossi una ragazza allora giocherei volentieri con te, ma…”

Giusto? Perché Totsuka non era una ragazza? Era così grazioso…

“Non ti preoccupare.”

Non mostrai la mia ansia. Mi limitai a dargli un buffetto sulla testa.

“E poi… Non devi neanche preoccuparti di tutto questo. Se c’è un posto che ritieni importante, allora devi fare di tutto per proteggerlo.”

Le spalle di Yuigahama tremarono. Si morse il labbro e mi guardò dispiaciuta.

Yuigahama aveva un certo status in classe. Al contrario di me, era davvero brava a convivere con gli altri e quindi voleva davvero mantenere i rapporti con Miura.

Io ero un solitario, ma questo non significava che invidiassi quelli che riuscivano a realizzarsi. Non è che augurassi loro chissà quale tragedia… No, davvero. Non sto scherzando.

Non è che fossimo un gruppo di amici. Io non avrei definito amico nessuno di loro. Eravamo semplicemente un’accozzaglia di persone a caso che si erano riunite (o erano state riunite) per qualche motivo oscuro.

Solo che volevo dimostrare qualcosa. Che i solitari non devono essere compatiti, sono persone come tutti gli altri. Era questo quello che volevo dimostrare.

Ero ben conscio di essere egoista a pensarla così, ma ero così solo quando ero solo. Cavolo, quando sono solo posso anche teletrasportarmi e sputare fuoco.

Ma non avrei mai rinnegato chi fossi o chi fossi stato. Non avrei mai accettato che la solitudine fosse un peccato da espiare o che comunque fosse sbagliata.

Quindi avrei lottato per proteggere il mio personale senso di giustizia.

Presi a camminare da solo nel campo da tennis.

“…………………….. Io.”

Sentii mormorare piano, estremamente piano. Così piano che il suono venne coperto dal rumore della folla.

“Eh?”

“Ho detto che lo farò io!”

Yuigahama mugolò rossa in volta.

“Yuigahama? Scema. Ma sei scema? Lascia perdere.”

“Perché sarei scema!?”

“Perché mai dovresti farlo? Sei scema? O forse hai una cotta per me?”

“Eh… Eh!? C-C-C-Che stai dicendo? Sei scemo? SCEMOOOOOOOO!!”

Yuigahama arrossì e mi diede dello scemo più volte, apparentemente infuriata. Mi prese con forza la racchetta dalle mani e incominciò a farla oscillare avanti e indietro.

“S-S-Scusa… Non volevo!”

Mi scusai subito, cercando di evitare la racchetta. Sentire il suono della racchetta quando passò vicino al mio orecchio mi spaventò davvero… Ma nonostante tutto, le lanciai uno sguardo dubbioso e lei timidamente si girò dall’altra parte.

“Beh, ecco… Come dire… Sono anch’io nel Club di Volontariato, quindi… Non è strano che io voglia aiutare… È un posto che considero mio.”

“Aspetta, pensaci bene… Cerca di capire meglio la situazione. Questo non è l’unico posto che ritieni importante, no? Guarda, le ragazze del tuo solito gruppetto ti stanno guardando malissimo.”

“Eh, davvero?”

Yuigahama si irrigidì e volse lo sguardo verso il gruppo di Hayama. Riuscii quasi a sentire il suo collo scricchiolare mentre girava la testa. Pensai di consigliarle di usare del Kure 556.[3]

Il gruppo di ragazze che circondava Hayama, Miura inclusa, ci stava guardando. Era normale, considerato quello che Yuigahama aveva appena detto.

Negli occhi mostruosi di Miura, truccati con il mascara e l’eyeliner, si leggeva un’evidente ostilità. I suoi ricci biondi e lunghi oscillavano per il disappunto. Che fosse Madame Butterfly?[4]

“Yui, ti rendi conto che se stai con loro ti metti contro di noi, vero?”

Miura si comportò da regina, incrociando le braccia e battendo il piede. Era la posa da ‘regina arrabbiata’. Yuigahama sentì la pressione provocata da quella posa e lentamente abbassò lo sguardo. Strinse l’orlo della sua gonna. Doveva essere nervosa… Le tremavano le mani.

La gente iniziò a bisbigliare spinta dalla curiosità. Era praticamente un’esecuzione in pubblico.

Ma Yuigahama sollevò la testa e guardò dritto di fronte a sé.

“Non è… Quello che voglio… Ma il club… Anche il club è importante per me! Quindi lo farò.”

“Ah, capisco… Allora cerca di non fare brutta figura.”

Miura rispose seccamente, ma la vidi sorridere. In quel sorriso bruciavano le fiamme dell’inferno.

“Allora cambiati. Io prenderò in prestito la divisa delle ragazze della squadra di tennis femminile, vieni con me.”

Miura fece un cenno col capo all’aula del club di tennis che era adiacente al campo. Può darsi che stesse cercando di essere gentile, ma a me suonava tanto come ‘Ti strozzerò dietro l’aula del club’.

Beh, come dire… È stato bello conoscerti…

“Ehi, Hikitani.”

Mentre pregavo per Yuigahama, Hayama mi chiamò. Le sue capacità comunicative dovevano essere davvero di buon livello per riuscire a parlare con me… Anche se aveva sbagliato il mio nome.

“Che c’è?”

“Non conosco che regole usate qui e quelle del doppio potrebbero essere anche più complicate. Che ne dici se decidiamo insieme le regole da usare?”

“Beh dopo tutto è tennis amatoriale… Facciamo qualche scambio e teniamo conto dei punti. Che ne pensi? Sarebbe un po’ come a pallavolo.”

“Beh, sembra facile… Direi che va bene.”

Hayama mi rispose con un sorriso smagliante. Io invece con un sorriso dispiaciuto.

A quel punto tornarono le ragazze.

Yuigahama era rossa in volta e provava disperatamente a sistemarsi la gonna. Indossava anche la polo della divisa.

“Questa divisa da tennis è un po’… Non è troppo corta la gonna?”

“Ma se indossi sempre gonne così corte…”

“Cosa!? Che vorresti dire!? M-Mi guardi sempre? Cafone! Che cafone! Sei davvero un cafone!”

Yuigahama mi fissò inferocita e sollevò la racchetta sopra la testa.

“Ma no! Non ti guardo affatto! Non ti noto nemmeno! Tranquilla! E non colpirmi!”

“Non so perché, ma anche questo è irritante…”

Yuigahama lo disse sottovoce e abbassò la racchetta.

Zaimokuza, cogliendo l’opportunità, si intromise con un colpo di tosse.

“Allora… Hachiman, che strategia intendi adottare?”

“Beh, quella migliore prevedrebbe di concentrarsi sulla ragazza, no?”

Una ragazza tonta come lei sarebbe stata facile da distruggere in men che non si dica, no? Era sicuramente il loro punto debole.

Sarebbe stato decisamente più efficace mirare a lei piuttosto che avere uno scambio estenuante con Hayama… Ma Yuigahama si oppose con voce agitata quando sentì il mio piano.

“Eh? Ma no lo sai, Hikki? Yumiko alle medie era nella squadra di tennis. L’avevano anche scelta per rappresentare la prefettura.”

A quelle parole lanciai un’occhiata a Madame Butterfly (alias Yumiko). La sua postura sembrava corretta e i suoi movimenti sembravano agili… A quella scena Zaimokuza parlò con astio…

“Temo che i ricci verticali non siano uno scherzo, allora.”[5]

A dire il vero quell’acconciatura si chiama ‘capelli mossi sciolti’.

E chissenefrega?

7-3

La partita iniziò e volarono scintille a ogni punto segnato, in un alternarsi tra attacco e difesa.

In principio la folla si agitò e lanciò urla di incoraggiamento, ma al procedere della partita trattenevano il respiro e seguivano la pallina con gli occhi, lasciandosi andare a sospiri di sollievo e urla di gioia quando il punto veniva assegnato. Sembrava davvero uno scontro tra tennisti professionisti trasmesso alla tele.

Dopo ogni estenuante scambio, dopo ogni punto sentivo un’ansia intensa che mi faceva innervosire sempre più.

Alla fine, quella situazione di stallo venne rotta dal servizio di quella ragazza coi ricci verticali.

Ping! Sentii la sua racchetta prendere contatto con la pallina. In un lampo la pallina volò per il campo come un proiettile e mi passò oltre.

Che diavolo era appena successo? L’ho notato solo io o anche la sua pallina ha fatto un giro a forma di riccio verticale!?

In pratica, Madame Butterfly era davvero brava.

“È bravissima…”

Non riuscii a trattenermi dal pronunciare quelle parole.

“Te l’ho detto.”

Yuigahama sembrava stranamente orgogliosa. Ma non doveva essere dalla mia parte, in teoria?

“Sai, non hai colpito nemmeno una pallina finora…”

“Ah, ecco, a dire il vero… Non è che so proprio giocare a tennis.”

Yuigahama si lasciò sfuggire una risatina nervosa.

“Tu… Non giochi a tennis eppure sei qui?”

“Ehm… M-Mi sa che ho sbagliato!”

Non intendevo affatto quello, scema… Hai una personalità troppo buona. Non giochi a tennis e sei comunque qui, a giocare di fronte a una massa di gente per il bene di Totsuka…

Non è affatto facile da farsi. Sarebbe stato incredibilmente figo se fossi anche stata brava a giocare, ma la vita non funziona così.

Stavo tenendo loro testa col mio accuratissimo servizio e le mie risposte precisissime che avevo padroneggiato dopo innumerevoli scambi con il muro, ma quando superammo metà partita il divario nel punteggio stava aumentando sempre più.

E questo principalmente perché i nostri avversari avevano preso di mira Yuigahama.

Forse perché erano sorpresi da quanto riuscissi a reggere bene e quindi avevano cambiato bersaglio… O forse perché semplicemente non mi calcolavano nemmeno.

“Tu vai a rete, Yuigahama. Dietro ci penso io.”

“Va bene.”

Dopo aver deciso il nostro piano d’azione, ci disponemmo in campo così.

Il servizio veloce e forte di Hayama fece volare la pallina verso di noi. Colpì l’angolo più lontano del campo con precisione millimetrica diretta lontano da noi. Io feci un balzo e disperatamente provai a prenderla. Tesi la racchetta il più possibile e colpii la pallina per un pelo. Poi con tutta la mia forza la rispedii indietro.

La mia risposta atterrò nel campo avversario, ma Madame Butterfly sembrava aspettarselo. Quando la scagliò verso l’angolo opposto del campo non avevo nemmeno atteso di vedere dove sarebbe atterrata la pallina. Mi limitai a correre verso l’altro del campo, dove pensavo che avesse diretto il suo colpo.

Le mie gambe stavano ancora freneticamente seguendo gli ordini impartiti dal cervello. Oltrepassai la pallina e quando rimbalzò la scagliai via, mirando all’angolo opposto del campo.

Però Hayama sembrò aver intuito il mio piano, si stava aspettando un colpo simile. Provò a cambiare ritmo tirando una palla smorzata tra me e Yuigahama.

Io avevo perso l’equilibrio, non ci sarei mai arrivato. Lanciai uno sguardo supplichevole a Yuigahama e lei corse verso la pallina e la colpì… Ma usò tutta la sua forza quindi dopo aver disegnato una parabola la pallina cadde proprio dove Madame Butterfly la stava aspettando.

E quella palla venne schiacciata a piena potenza verso di noi. Il sorriso di Madame Butterfly era sadico quando la pallina sfiorò la guancia di Yuigahama e volò via in un angolo remoto del campo.

“Tutto bene?”

Non andai a raccogliere la pallina, ma chiamai Yuigahama che era caduta sul sedere.

“Che paura…”

Quando udì Yuigahama pronunciare quelle parole, Madame Butterfly sembrò per un istante preoccupata.

“Yumiko, sei cattiva.”

“Che!? Ma no! È normale quando si gioca! Non sono così cattiva!”

“Ah, allora sei solo sadica all’estremo.”

Hayama e Madame Butterfly scherzarono tra loro e poi sorrisero. Sembrò che anche il pubblico si mettesse a ridere insieme a loro.

“Hikki, vinciamo questa partita…”

Yuigahama si alzò e raccolse la racchetta. “A-Ahi!” La sentii lamentarsi.

“Ehi, stai bene?”

“Scusa… Temo di essermi stirata un muscolo.”

Yuigahama mi rivolse una timida risata. E poi le vennero le lacrime agli occhi.

“Se perdessimo… Sarebbe un problema per Sai… Ah, non ci siamo, di questo passo non finirà per niente bene… Se fallissimo non credo che delle scuse basterebbero per sistemare la faccenda… Cavolo!”

Yuigahama si morse il labbro dalla frustrazione.

“Beh, troveremo un modo per risolverla. Male che vada vestiamo Zaimokuza da donna.”

“Ma lo scoprirebbero subito!”

“Vero… Beh, che ne dici allora di questa… Basta che stai in campo, al resto ci penso io.”

“Come?”

“C’è una tecnica proibita nel tennis che risale a tempi immemorabili. Il suo nome è ‘La mia racchetta è diventata un razzo!’.”

“Ma che scemata è?!”

“Oh, nel peggiore dei cosi farò sul serio. Se mi ci metto d’impegno sono imbattibile quando imploro pietà e lecco i piedi.”

“Così sarebbe esagerato e oltretutto nel modo sbagliato…”

Yuigahama era attonita e emanò un sospiro, poi sorrise. I suoi occhi erano arrossati dalle lacrime, forse perché le faceva male il muscolo che aveva strappato o forse perché aveva riso così tanto da piangere. E girò quegli occhi arrossati verso di me.

“Ah, Hikki, sei solo uno scemo… Hai un carattere pessimo e non sei nemmeno capace di arrenderti. Non ti sei arreso nemmeno quella volta… Sei schizzato via e hai urlato con quella voce da cafone… Mi ricordo tutto.”

“Di che diavolo stai parlando…”

“Ora credo proprio di essermi stufata.”

Yuigahama mi interruppe e parlò in tono esasperato.

Se ne andò così, mi voltò le spalle e camminò via. “Fate spazio, fate spazio!”, gridò mentre passava tra la folla confusa.

“Ma che stava dicendo quella?”

Rimasto solo in centro al campo da gioco, rimasi a fissare la schiena di Yuigahama che si allontanava fino a sparire. Poi sentii una risata fastidiosa riecheggiare.

“Che c’è? Hai litigato con la tua amichetta? Sei stato abbandonato?”

“Non dire fesserie… Non ho mai litigato con nessuno in vita mia. Non è che sia in rapporti così stretti con nessuno da poterci litigare.”

“Ehhh…”

Hayama e Madame Butterfly sembrarono disgustati da quel che avevo appena detto.

Eh? In teoria avrebbero dovuto ridere…

Capisco, l’autoironia funziona solo quando conosci bene l’interlocutore…

Zaimokuza era l’unico che stesse provando a trattenersi dal ridere. Schioccai la lingua e mi girai, ma ormai lui si stava dileguando tra la folla facendo finta di nulla e pretendendo di parlare con qualcuno.

Quel disgraziato è appena scappato, eh… Beh, in un simile frangente mi sarei comportato esattamente allo stesso modo. Anche Totsuka mi stava guardando con lo sguardo dispiaciuto.

Beh, allora… È ora di supplicarli, giusto? Avrei fatto vedere loro cosa posso fare quando mi ci metto d’impegno.

Per ingraziarsi qualcuno bisogna innanzitutto gettare il proprio orgoglio alle ortiche e solo dopo ingraziarseli con tutte le forze… Ero fiero di quanto bene mi riuscisse.

Ero probabilmente l’unico che sentiva una tale necessità di diradare quest’atmosfera soffocante… Poi sentii il pubblico che iniziava a rumoreggiare.

E quella muraglia umana iniziò lentamente ad aprirsi.

“Che cosa diavolo sta provocando tutto questo mormorio?”

Era Yukinoshita. Aveva indosso la blusa da ginnastica e una gonna, e sembrava alquanto contrariata. Aveva in mano un kit di pronto soccorso.

“Ah, ma dov’eri finita? E perché sei vestita così?”

“Non saprei… Yuigahama si è presentata e mi ha detto di indossare questi abiti.”

Dopo aver pronunciato quelle parole Yukinoshita si girò ed ecco che dietro di lei c’era Yuigahama. Sembrò che si fossero scambiate i vestiti e lei indossava l’uniforme di Yukinoshita. Dove si erano cambiate? All’aperto!? Mmm…

“Perdere dopo tutto questo sforzo sarebbe irritante, quindi Yukinon giocherà per noi.”

“E perché mai dovrei farlo?”

“Beh, in fondo Yukinon è l’amica più affidabile che ci sia!”

Yukinoshita sussultò un po’ alle parole di Yuigahama.

“A-Amica?”

“Sì, amica.”

Yuigahama le rispose senza esitazioni. Un momento, così non era un po’…

“Davvero chiedi ai tuoi amici di fare cose così seccanti in questo modo? Ho la sensazione che la stai semplicemente sfruttando…”

“Eh? Certe cose si possono chiedere solo agli amici. Perché mai dovresti chiedere a qualcuno di cui non ti importa di fare qualcosa di importante per te?”

Mi rispose come se fosse la cosa più naturale del mondo da dire.

Ah, ecco come funziona allora…

In passato ero stato fregato sobbarcandomi le pulizie che toccavano agli altri dopo che mi ero sentito chiedere ‘Non siamo forse amici?’, quindi non avevo nessuna esperienza diretta di quello che stava dicendo. Capisco, allora ero davvero un amico di quelli lì… Come no.

Yukinoshita probabilmente la pensava come me. Si portò un dito alle labbra e si mise a pensare.

I suoi sospetti erano giustificati. Anch’io non ero tipo da fidarmi così ciecamente degli altri.

Ma questa Yui Yuigahama era un caso a parte. Dopotutto era una rimbambita.

“Ehi, guarda che probabilmente è sincera. Lo sai che è una rimbambita, no?”

Quando parlai, l’espressione rigida di Yukinoshita si ammorbidì. Ci rivolse il suo solito sorriso sicuro di sé e si passò una mano tra i capelli.

“Ti prego di non sottovalutarmi così… Non ci crederai ma ho buon occhio quando si tratta di giudicare le persone. E non è possibile che qualcuno che riesce a trattare bene me e te sia una cattiva persona.”

“Che logica deprimente…”

“Però è vero.”

In effetti lo era.

“Non ho problemi a giocare a tennis, ma… Potreste concedermi un minuto?”

A quel punto si diresse verso Totsuka.

“Almeno riesci a curare le tue ferite da solo?”

Totsuka sembrò colto di sorpresa quando prese la scatola del pronto soccorso che gli stava tendendo.

“Eh, ah, sì…”

“Ma allora, Yukinon, eri andata via per quello… Sei davvero premurosa.”

“Dici? Eppure alcuni tra i ragazzi mi chiamano la Regina dei Ghiacci dietro le spalle…”

“C-Come fai a saperlo… Ah! Hai forse letto il mio elenco delle ‘Persone che non perdonerò mai’!?”

Cavolo, in quel libro avevo usato qualsiasi brutta parola mi venisse in mente per definire Yukinoshita.

“Sono sconvolta. Davvero mi chiami così? Beh, non che mi interessi l’opinione degli altri…”

Yukinoshita si voltò verso di me. Ma la sua espressione non era fredda come al solito, bensì vi notai un tono di incertezza. Anche la sua voce passò dal normale tono sicuro di sé che usava a qualcosa di più fragile e improvvisamente distolse gli occhi.

“E… Non mi disturba se pensi che io sia tua… Amica…”

Riuscii quasi a sentire uno schiocco quando le guance di Yukinoshita si tinsero di rosso. Con in mano la racchetta che Yuigahama le aveva passato lasciò intravedere il suo volto mentre guardava per terra.

Quel suo lato così tenero fu sufficiente a meritarsi un abbraccio… Di Yuigahama.

“Yukinon!”

“Smettila… Non starmi così appiccicata… Mi manca il respiro…”

Eh? Ma questo non era il momento in cui si presumeva dovesse comportarsi da deredere con me? Sbaglio o si stava comportando così solo con Yuigahama? Non era così, vero? Eravamo forse i protagonisti di una commedia romantica in cui i ragazzi vanno coi ragazzi e le ragazze con le ragazze?

Tutti gli dèi delle commedie romantiche sono degli idioti.

Quando Yukinoshita riuscì a divincolarsi da Yuigahama si schiarì la voce un paio di volte e riprese a parlare.

“È veramente un peccato dover stare in squadra con lui, ma… Sembra che non abbia scelta, sbaglio? Accetterò la tua richiesta. Devo solo vincere questa partita?”

“Bene! Comunque sì… Non sono stata in grado di aiutare Hikki più di tanto.”

“Scusa se ti facciamo fare tutto questo.”

Chinai il capo, ma Yukinoshita si limitò a guardarmi con freddezza.

“Non fraintendere. Non lo sto facendo certo per te.”

“Ahahah, sei proprio una tsundere,”

Ahahah, cavoli, ahahah… Era da un po’ che non sentivo un simile cliché.

“Tsundere? Per qualche motivo ho i brividi lungo la schiena.”

Eh certo… Credo fosse ovvio che Yukinoshita non sapesse nemmeno cosa significava… E poi quella ragazza non sapeva mentire. Avrebbe sempre detto la verità, non importava quanto essa fosse stata scomoda. E quindi era probabile che non mentisse nemmeno quando aveva detto che non lo faceva per me.

Beh, non è che volessi piacerle, quindi tutto sommato andava bene così. Già.

“Piuttosto, dopo mostrami quell’elenco. Lo verificherò e lo correggerò per te.”

Yukinoshita mi rivolse un sorriso sgargiante che ricordava un fiore che sta sbocciando. Ma non so perché quel sorriso non mi comunicava il minimo senso di calore…

Ero terrorizzato. Era come se una tigre mi stesse fissando.

E se di fronte avevo una tigre… Allora dietro doveva esserci un lupo. O forse un cavallo.[6]

“Ti chiami Yukinoshita… Giusto? Ti chiedo scusa in anticipo, ma non ci vado leggera con nessuno. Sei una di quelle principessine, giusto? Se non vuoi farti male, lascia perdere fin da subito.”

Mi girai e trovai Miura lì in piedi che giocherellava coi suoi ricci mentre ci guardava con espressione di sfida. Miura, quanto sei scema… Sfidare Yukinoshita è una condanna a morte…

“Sono io che ci andrò piano con te, quindi stai serena. Farò a pezzi quel tuo patetico orgoglio.”

Dopo quelle parole sfoderò un sorriso invincibile. O almeno a me sembrava tale.

Era un nemico da non sottovalutare, ma averla dalla propria parte era rassicurante… Compativo sinceramente chiunque se la facesse nemica.

Hayama e Miura si prepararono entrambi. Il sorriso intenso di Yukinoshita era splendido ma allo stesso tempo così freddo da gelarti sul posto.

“Avete maltrattato i miei ami…”

Yukinoshita, arrossendo, si interruppe. Doveva essere ancora imbarazzante per lei usare quella parola, quindi scosse la testa in silenzio prima di riprovarci.

“Avete maltrattato i membri del mio club a sufficienza. Preparatevi… Sapete, non sembra ma sono una che serba rancore.”

No, altroché se lo sembri… Al 110%.

7-4

E così tutte le parti in causa in questa battaglia a tennis si erano radunate e finalmente la partita si avviò verso la sua conclusione.

Il team Hayama-Miura fece la prima mossa. Madame Butterfly, alias ragazza coi ricci verticali, alias Miura, era al servizio.

“Sai che c’è, non credo che Yukinoshita lo sappia, ma sono davvero brava a tennis.”

Miura disse quelle parola facendo rimbalzare ripetutamente sul terreno la pallina, come se volesse dribblare qualcuno nel basket. Yukinoshita non si scompose. I suoi occhi attendevano che la sua avversaria continuasse.

Miura sorrise. Era un sorriso totalmente diverso da quello che aveva mostrato in precedenza Yukinoshita… Era il sorriso di una bestia feroce.

“Non prendertela con me se la pallina rovina il tuo bel faccino.”

Che paura… Era la prima volta che sentivo una minaccia del genere.

Nel momento in cui lo pensai, sentii il soffio del vento e il suono di una pallina che veniva colpita.

La palla volò velocemente a sinistra di Yukinoshita e sfiorò appena la linea sinistra. Yukinoshita usava la destra quindi quel colpo era per lei irraggiungibile.

“Facile…”

Ora che l’ebbi sentita sussurrare così, lei era già pronta per colpire in risposta. Affondò il piede sinistro nel terreno e lo usò come perno, poi volteggiò come se stesse danzando. Era un rovescio perfetto eseguito tenendo la racchetta con la destra.

La sua racchetta sibilò come la spada di un samurai e la pallina schizzò verso Miura a velocità altissima.

La palla atterrò nel campo dalla parte di Miura, vicino ai suoi piedi. Lei si lasciò sfuggire un urletto quando la pallina rimbalzò verso l’alto. Quell’ace in risposta risvegliò Miura.

“Non so ne eri a conoscenza, ma anch’io sono davvero brava a tennis.”

Yukinoshita strinse con forza la propria racchetta di fronte a sé e guardò Miura con freddezza, quasi come se fosse un insetto. Miura fece un passo indietro restituendo a Yukinoshita uno sguardo carico di timore e ostilità. Le sue labbra si storsero e le sfuggirono delle parole poco edificanti. Per far reagire così la Regina Miura… Yukinoshita era davvero incredibile.

“Hai risposto veramente bene a quel colpo…”

Yukinoshita non aveva reagito in alcun modo allo sguardo ingannevole di Miura e si era limitata a mirare un punto preciso del campo.

“Beh, aveva la stessa espressione delle ragazze più grandi che venivano a tormentarmi. Non è difficile capire le vere intenzioni di certe persone così spregevoli.”

Yukinoshita mi rivolse un sorriso trionfante e si mise sull’offensiva.

Anche la sua difesa era offensiva. Non come quel trito proverbio ‘La migliore difesa è l’attacco’, era proprio aggressiva anche a difendere. Le sue risposte ai servizi avversari cadevano precise nel campo avversario e qualsiasi pallina venisse mandata verso di lei veniva ribattuta con forza.

La sua meravigliosa prestazione inebriò la folla.

“Uahahah! I miei sottoposti sono imbattibili! Andate e fateli a pezzi!”

Zaimokuza aveva colto il dolce profumo della vittoria ed era tornato. Ora era salito decisamente sul carro del vincitore. La cosa mi fece imbestialire… Ma d’altro canto il fatto che fosse dalla nostra parte significava che gli equilibri erano davvero cambiati.

Quando eravamo in campo io e Yuigahama sembrava di giocare una partita fuori casa, ma ora il pubblico si stava pian piano schierando con Yukinoshita. In pratica tutti i ragazzi le stavano lanciando occhiate appassionate.

Beh, è vero che lei era praticamente di un’altra specie e non erano in molti a conoscere la sua vera natura. E, ovviamente, era anche bellissima. Emanava anche un atmosfera di mistero, come quella di un fiore irraggiungibile in cima a una montagna. Non è che sembrasse davvero temibile, semplicemente dava l’impressione di essere una creatura mistica a cui non si dovesse rivolgere la parola.

Yuigahama doveva essere davvero coraggiosa per aver provato a oltrepassare quella barriera… E probabilmente era anche perché è una rimbambita.

E tuttavia la sua onestà schietta e la sua pura gentilezza risuonavano nel cuore di Yukinoshita. Yuigahama era l’unica persona al mondo che sarebbe riuscita a convincere Yukinoshita a venire qui oggi e Yukinoshita stessa stava giocando impegnandosi al massimo per Yuigahama. Probabilmente non avrebbe accettato se gliel’avessi chiesto io.

-.-

L’enorme differenza di punti a nostro svantaggio stava gradualmente calando.

Mentre osservavo Yukinoshita volteggiare da una parte all’altra del campo non riuscii a trattenermi dal pensare che fosse una fata. Il movimento dei suoi piedi simile a una danza era l’attrazione principale su questo particolarissimo palcoscenico. Io stavo giusto recitando un ruolo secondario e ogni volta che colpivo la pallina mi facevo piccolo quando chiunque mi guardava, come se stessero dicendo ‘Non tu!’

E infine i desideri del nostro pubblico vennero esauditi… Era di nuovo il turno di Yukinoshita al servizio.

Strinse con forza la pallina e poi la lanciò in aria, altissima. Sembrò che questa venisse inghiottita dal cielo azzurro mentre volava diretta verso il centro del campo. Non sarebbe ricaduta di certo vicino a Yukinoshita.

Chiunque avrebbe pensato che non sarebbe riuscita a colpirla, ma poi…

Yukinoshita volò.

Fece un passo avanti col piede destro, si spinse con quello sinistro e poi saltò quando furono di nuovo uniti. Era un passo lieve, simile a uno stacco.

E poi volò con grazia nell’aria. La sua posa era quella di un falco che maestoso fende l’aria, e nessuno poté fare a meno di essere colpito da quella visione. Era semplicemente veloce e stupenda. Nessuno osò nemmeno battere le palpebre per non perdersi quella visione e imprimerla nella propria memoria.

Un suono acuto lacerò l’aria e poi la pallina era dall’altra parte del campo che rotolava per terra. Il pubblico, io, Hayama, Miura… Nessuno riusciva a muovere nemmeno un muscolo.

“Un… Un servizio in salto…”

Parlai, ma facevo fatica a trovare le parole. A vedere quanto fosse insensato quello che aveva appena fatto Yukinoshita non potevo fare a meno di restare a bocca aperta. Eravamo molto indietro nel punteggio, ma lei ci aveva fatto recuperare il divario tutto da sola. Addirittura ora eravamo avanti di due punti e se ci fossimo aggiudicati il prossimo avremmo vinto la partita.

“Sei davvero incredibile. Continuiamo così che vinciamo facile.”

Lo credevo davvero e lo dissi, ma improvvisamente Yukinoshita si incupì.

“Piacerebbe anche a me, ma… La tua richiesta è impossibile.”

Stavo per chiederle il motivo ma notai che Hayama si stava preparando al servizio.

Va beh, chissenefrega… Avremmo vinto nel momento in cui Yukinoshita avesse risposto in modo imprendibile al prossimo colpo. Non stavo abbassando la guardia, ero solo fiducioso della nostra vittoria mentre mi preparavo per ricevere il servizio.

Sembrava che Hayama avesse anche perso voglia di giocare, tanto che non servì con la forza che aveva usato in precedenza. Era sì una palla veloce, ma alla fine era un normalissimo servizio e la pallina era diretta nello spazio tra me e Yukinoshita.

“Yukinoshita.”

Pensai di lasciare a lei l’incombenza di rispondere quindi la chiamai, ma non ottenni risposta. Invece sentii un tonfo sordo quando la pallina atterrò tra noi.

“E-Ehi!”

“Hikigaya… Ti darebbe fastidio se mi vantassi un po’?”

“Eh? Piuttosto, perché non hai provato a colpire la pallina?”

Sembrò che a Yukinoshita non importasse per nulla quanto le avevo detto, ma si limitò a sospirare e si sedette in mezzo al campo.

“Fin da piccola sono sempre stata capace di fare tutto, quindi non ho mai continuato a praticare nulla più di tanto tempo.”

“E questo che c’entra?”

“Anche nel tennis, una persona mi insegnò come giocare ma dopo tre giorni la battei. Nella maggior parte degli sport… Anzi, non solo negli sport ma anche nella musica, riesco ad eccellere in tre giorni.”

“Caspita, sei l’antitesi di un di uno che molla tutto dopo tre giorni.[7] Ed è vero che volevi solo vantarti! Che senso avrebbe?”

“L’unica cosa di cui non mi posso fidare è la mia resistenza fisica…”

Sentii un altro tonfo sordo e un’altra pallina rimbalzò via passando accanto a Yukinoshita.

Era ormai davvero troppo tardi per dirmi qualcosa del genere…

Visto che Yukinoshita poteva fare tutto non aveva mai continuato a fare nulla. Di conseguenza la sua tenuta fisica era il suo punto debole. Ora che ci facevo caso, lei si era sempre limitata a guardarci durante i nostri allenamenti… Beh, col senno di poi era facile da notare. Se si vuole migliorare nel fare qualcosa bisogna allenarsi con costanza, e più ci si allena più si aumenta la propria resistenza fisica.

Ma siccome lei eccelleva in tutto fin dal principio non si era mai allenata e quindi era normale che la sua resistenza fosse bassa.

“Ehm, pensi davvero che fosse il caso di dirlo a voce così alta?”

Guardai in direzione di Hayama e Miura e vidi che la Regina aveva un sorriso feroce.

“Ah, ma abbiamo già sentito abbastanza~~.”

Miura mi rintuzzò con quelle parole agguerrite. Sembrava che tutte le sue ansie fossero state spazzate via. E di fianco a lei anche Hayama stava sogghignando.

Eravamo nella situazione peggiore possibile… Nel momento in cui eravamo finiti in testa ci eravamo ritrovati d’improvviso in pareggio.

Stavamo giocando tennis amatoriale, secondo le regole nessuna delle due coppie avrebbe finto finché non avesse avuto più di due punti di vantaggio.

L’affidabilissima Yukinoshita aveva consumato tutte le forze e ora stava in silenzio. E come se non bastasse i nostri avversari erano a conoscenza della nostra situazione. Avevamo già verificato che il mio servizio non avrebbe fatto la differenza… Sarebbero riusciti a ribattere e sarebbe tutto finito.

“Si è intromessa in questa partita, ma sembra che si sia già arresa, vero?”

Non potevo rispondere in alcun modo alle parole aggressive di Miura. E Yukinoshita rimase in silenzio… A dire il vero si stava appisolando. Sembrava esausta. E che diavolo, sei forse Hiei?[8]

Miura ci lanciò uno sguardo arrogante e rise di gusto. Dava l’impressione di volerla finire lì. Mi sembrava di avere di fronte un serpente che mi fissava… E che diavolo sei, un anaconda?

Hayama percepì la tensione nell’aria e decise di intervenire.

“B-Beh, dai, ci siamo impegnati tutti al massimo… Non esageriamo ora. Ci siamo divertiti, perché non la chiudiamo in pareggio?”

“Cosa!? Ehi, Hayato, che stai dicendo? È una partita, quindi dobbiamo impegnarci e chiuderla qui.”

In pratica avrebbero vinto contro di noi e avrebbero tolto a Totsuka l’uso del campo da tennis. Che poi ‘chiuderla qui’… Che paura… Chissà che mi avrebbe fatto… Non mi piaceva per niente… Avrebbe fatto male? Non mi piace provare dolore…

Intanto che aspettavo lì in piedi, sentii qualcuno schioccare la lingua.

“Ti dispiacerebbe tacere un momento?”

Yukinoshita non sembrava affatto contenta dal tono che usò. Continuò a parlare prima che Miura potesse ribattere.

“Ci penserà questo qui a finire la partita, quindi cercate di dimostrare che sapete perdere.”

Nessuno credette alle proprie orecchie. Nemmeno io, se è per quello… A dire il vero ero io il più stupito di tutti.

All’improvviso tutti gli occhi si girarono su di me. Fino a quel momento ero stato una presenza impalpabile, un tizio che nessuno voleva fosse lì, ma sentii che il valore della mia presenza era salito di botto.

Lanciai un’occhiata a Zaimokuza. Perché diavolo mi stai facendo il gesto di Fonzie?

Lanciai un’occhiata a Totsuka. Perché diavolo mi stai guardando così speranzoso?

Lanciai un’occhiata a Yuigahama. Smettila di fare il tifo per me a voce così alta, cavolo… È imbarazzante.

Lanciai un’occhiata a Yukinosh… Ah, si è girata dall’altra parte. Mi passò una pallina.

“Lo sai, no? Sarò anche scortese e inappropriata, ma non mento mai.”

Il vento si placò e forse fu per quello che la sua voce risuonò in quel modo così chiaro.

Certo, lo so… Gli unici bugiardi qui siamo io e tutti loro.

7-5

Un silenzio innaturale cadde sul campo da gioco, l’unico suono era quello della pallina che rimbalzava sul terreno.

Immerso in quell’atmosfera stranamente tesa, mi sforzai di isolarmi dagli stimoli esterni.

Ce la posso fare… Ce la posso fare… Devo credere in me stesso. No, io credo in me stesso.

In fin dei conti, non avevo motivo per voler perdere.

Ero stato in grado di sopravvivere alla mia inutile, triste e dolorosa vita scolastica contando solo su me stesso. Ero stato capace di cavarmela in questa dannata e sofferente ‘gioventù’ da solo. Non avevo motivo per perdere contro persone che si erano affidate a una marea di altra gente lungo il cammino.

La pausa pranzo sarebbe finita a breve.

Era bene o male l’orario in cui normalmente avrei finito di pranzare vicino all’infermeria che si trovava dall’altra parte del campo da tennis.

Il ricordo di quando lì avevo parlato con Yuigahama e incontrato Totsuka per la prima volta mi attraversò la mente.

Mi misi ad ascoltare con attenzione.

Non riuscii a sentire la voce sprezzante di Miura o le urla di incitamento del pubblico…

Ma sentii quel suono… Il suono che io e forse solo io avevo sentito per un anno intero.

In quel momento servii.

Era un colpo lento e di facile lettura che volò in alto nel cielo.

Vidi Miura correre verso la pallina con un guizzo, trionfante. Vidi Hayama che subito la seguì. Vidi lo sguardo di disappunto negli occhi del pubblico. Colsi di sfuggita l’immagine di Totsuka che abbassò lo sguardo. Non vidi Zaimokuza che strinse i pugni. Notai che Yuigahama si mise a pregare. E poi il mio sguardo cadde su Yukinoshita che aveva un sorriso trionfante.

La traiettoria del mio servizio era incerta, instabile.

“Aaaaaaah!!”

Miura emise quell’urlo bestiale e arrivò nel punto dove sarebbe caduta la pallina.

In quel preciso momento si alzò una folata di vento.

Miura, probabilmente non sai…

Che verso la fine dell’ora di pranzo si alza questa particolare brezza marina tipica del Liceo Soubu e dei suoi dintorni.

La pallina venne scossa e spazzata dal vento. Si allontanò da Miura e batté nell’anglo del campo di gioco, ma Hayama stava già correndo in quella direzione.

Hayama, probabilmente non sai…

Che questa brezza non soffia una volta sola.

Io ero l’unico a saperlo. Io, che per un anno intero mi ero seduto lì da solo, senza parlare con nessuno, passando il tempo in silenzio… E quella brezza era l’unica testimone dei momenti pacifici che avevo trascorso da solo.

E quindi quella era una miracolosa palla a effetto che solo io ero in grado di tirare.

La seconda folata di vento spostò la pallina proprio quando rimbalzò e così questa ricadde in fondo al campo e rotolò via.

Erano tutti ammutoliti, avevano le orecchie tese ad ascoltare chissà cosa e gli occhi sgranati.

“Ah, ora ricordo una storia che avevo sentito… C’è un’abilità che permette a chi la usa di controllare il vento a proprio piacimento, si chiama ‘Erede del Vento, Eulen Sylpheed!’”

Zaimokuza era l’unico che non si era uniformato agli altri e urlò quelle parole a squarciagola.

Non assegnare nomi a caso a quel colpo, cavolo… Hai rovinato l’atmosfera come al tuo solito.

“È impossibile…”

Miura sembrava sconvolta. Il suo borbottare agitò la folla. All’inizio le loro voci erano un mormorio, ma poi si sentirono esclamazioni al grido di ‘Eulen Sylpheed!’, ‘Eulen Sylpheed!’ Signore ti prego, fa’ che quel nome non attecchisca…

“Abbiamo sbagliato… Hai tirato davvero una palla a effetto miracolosa.”

Hayama si voltò verso di me con un ampio sorriso. Mi sorrise come se fossimo amici da anni… Strinsi la pallina che tenevo in mano e rimasi lì impietrito, quasi come se quel sorriso mi avesse colpito.

Non avevo la minima idea di come rispondere in una simile situazione.

Preferii allora cambiare argomento.

“Hayama, tu giocavi a baseball da bambino?”

“Certo, ci giocavo un sacco… Ma che c’entra?”

Sembrò che la mia domanda avesse confuso Hayama ma mi rispose comunque coerentemente. Era davvero una brava persona…

“E con quante persone giocavi?

“Eh? Beh, se non ci sono tutti e diciotto i giocatori non si può giocare a baseball.”

“Proprio come pensavo… Sai, io invece giocavo sempre da solo.”

“Eh? Che vuoi dire?”

Hayama mi rispose con quella domanda, ma non credo che avrebbe capito nemmeno se glielo avessi spiegato.

Non intendevo il gioco del baseball in solo.

Riuscite anche lontanamente a immaginare quanto sia doloroso pedalare da solo come uno scemo sia nelle estati torride che negli inverni rigidi? Tutte quelle piccole cose che servono da distrazione come i commenti con gli amici, ‘Che caldo!’, ‘Che freddo!’, ‘Non ce la faccio più!’… Io ci ho dovuto pensare da solo.

Come se poteste saperlo… Come se poteste capire il terrore di non poter confrontarsi nessuno per un esame imminente e quindi studiare da soli in silenzio e poi affrontarne le conseguenze. Tutti voi siete arrivati fin qui confrontando le vostre risposte con quelle degli altri, comparando i risultati degli esami, prendendovi in giro o invidiando gli altri e sfuggendo alla realtà, mentre io l’ho dovuta affrontare da solo.

Che ne dite? Non vi sembro io il più forte?

Agitato da quelle emozioni, mi preparai a battere.

Piegai la gamba che avevo portato in avanti e allungai l’altra, tendendo il mio corpo come se fosse un arco, poi lancia la pallina in aria. Strinsi la racchetta con forza con entrambe le mani e la tenni appoggiata dietro al collo.

Il cielo azzurro, la primavera che se ne andava, l’estate che stava arrivando… Avrei raccolto tutte quelle cose e le avrei spedite all’inferno.

“Adolescenza, VAI AL DIAVOLO!!!”

Con tutta la forza colpii la pallina mentre ricadeva verso di me mirando in cielo.

Si sentì un suono secco quando la pallina fece contatto con il bordo della mia racchetta e poi volò in aria, inghiottita dal cielo azzurro.

La pallina continuò a salire finché non diventò un puntino grande come un chicco di sale.

“M-Ma quello è… Lo spirito della distruzione che volteggia nei cieli, ‘Meteor Strike!’”

Zaimokuza si chinò in avanti e urlò quelle fesserie. Ma perché insisti a dare un nome ai miei colpi?

“Meteor Strike…” Alcune persone nel pubblico iniziarono a ripeterlo sottovoce. Ma perché gli davano corda!?

Non è che fosse poi chissà che… Era giusto la mia versione del gioco ‘batti e ricevi’.

Lasciate che vi spieghi: quando ero piccolo non avevo molti amici e quindi inventai un nuovo sport, il baseball in solitario. Avrei lanciato la pallina e poi l’avrei ricevuta io stesso. Quando provai a trovare un modo per far durare il gioco il più possibile realizzai che il ‘super batti e ricevi’ era la soluzione migliore.

Se avessi preso la palla allora il battitore sarebbe stato eliminato, mentre se la avessi mancata al primo colpo ma poi presa dopo un rimbalzo sarebbe stato un punto. Se invece avessi tirato la palla troppo lontano sarebbe stato un fuoricampo. L’unica pecca di questo gioco era che quando iniziavo a tifare per una delle due squadre il gioco diventava a senso unico. Per fare questo gioco dovevo essere imparziale come se stessi giocando carta-sasso-forbici da solo. Per favore, non prendetemi come esempio. Giocate a baseball coi vostri amici.

Ma quello era il simbolo del mio isolamento ed era anche la mia arma più potente.

Era il martello che sarebbe calato dal cielo e avrebbe schiantato quegli sciocchi che esaltano la gioventù.

“E-E quello che è?”

Miura guardò in cielo in preda allo stupore. Anche Hayama guardò in alto, ma la sua espressione divenne improvvisamente preoccupata e gridò.

“Yumiko! Indietreggia!”

Hayama urlò a Miura, che era ora immobile con lo sguardo scioccato. Come previsto, Hayama aveva intuito quel che stava succedendo… Ma ormai era troppo tardi.

La pallina continuò a salire, ma piano piano rallentò quando la forza di gravità si fece sentire fino a che le due forze si bilanciarono e si fermò.

E poi, quando quell’equilibrio si dissolse, l’energia potenziale della pallina si trasformò in energia cinetica. La pallina iniziò una caduta libera. All’impatto, quell’energia sarebbe esplosa.

Dopo aver percorso una lunga traiettoria in cielo la pallina sollevò una nuvola di polvere quando atterrò e schizzò di nuovo in alto.

Miura si mosse verso la pallina in quella nuvola di polvere con passo incerto nel tentativo di colpirla. La pallina era diretta verso la rete metallica in fondo al campo.

Oh, cavolo… Miura si stava per schiantare contro la rete.

“Uff!”

Hayama lanciò via la racchetta e corse verso di lei.

Ce l’avrebbe fatta!? O forse no!?

Per un istante sparirono dalla vista avvolti da quella nuvola di polvere.

Calò un silenzio assoluto.

Sentii il suono di qualcuno che deglutiva… Oddio, mi sa che ero io.

E poi la nuvola si sollevò e i due tornarono visibili.

Hayama si era schiantato di schiena nella rete e stava abbracciando Miura per proteggerla. Miura era rossa in volto mentre si aggrappava stretta alla sua maglietta.

In quel momento il pubblico si lasciò andare a urla di incitamento e applaudì fragorosamente.

Hayama stava accarezzando la testa di Miura per tranquillizzarla e lei stava diventando sempre più rossa.

Tutti i presenti li circondarono mentre ancora festeggiavano.

“HA~ YA~ TO~ VAI!! HA~ YA~ TO~ VAI!!”

Al posto della banda a celebrare la fine dell’evento suonò la campanella che segnalava la fine dell’ora del pranzo. Sembrava che stessimo per assistere alla scena del bacio e poi allo scorrere dei titoli di coda…

In definitiva, tutti erano pervasi da un senso di soddisfazione e di stanchezza, come se avessero appena finito di vedere un’epopea a lieto fine o come se avessero finito di leggere una commedia romantica giovanile scritta benissimo.

E così, tra gli ‘hip, hip, urrà’ gli studenti che li circondavano li sollevarono in aria e li portarono via, sparendo nell’edificio della scuola.

FINE.

Uffa, chissene importa.

7-6

In men che non si dica rimanemmo da soli.

“Penso si possa dire che abbiamo vinto la battaglia ma perso la guerra?”

Yukinoshita sembrava apatica ma io non riuscii a trattenermi dal ridere.

“Non farmi ridere… Fin dall’inizio non avevo possibilità di tenere loro testa.”

Quelli che esaltano la gioventù sono sempre sotto i riflettori.

“Già, è vero… È andata così solo perché c’era Hikki. Venire ignorati anche quando si vince… È davvero tristissimo.”

“Ehi, Yuigahama, attenta a quel che dici. Dovresti capire che a volte esprimere quel che pensi davvero può ferire gli altri più di quando si dicono parole cattive.”

Guardai Yuigahama, offeso, ma lei non sembrò scomporsi.

Beh, in fondo credo che avesse detto la verità, quindi non aveva motivo per scusarsi. Tanto per cominciare, Hayama e Miura non avevano dato tutto ‘sto gran peso alla sfida e alla partita.

Ero meravigliato dal fatto che fossero riusciti a trasformare una sconfitta plateale nell’ennesimo momento della loro gioventù da ricordare e di cui fare tesoro.

Com’era possibile? Gioventù, vai al diavolo…

“Uffa, ma come fa Hayama…? Se fossi stato educato diversamente anch’io avrei potuto essere come lui, cavolo…”

“Ma in quel caso non saresti una persona del tutto diversa? Oddio, è vero che un reset totale non ti farebbe male.”

Yukinoshita mi lanciò un’occhiata gelida mentre cercava un modo alternativo per dirmi di andare a farmi benedire.

“P-Però… Cioè, ecco… Sono contenta che sia stato Hikki, o… Ecco… Beh, non è che sia stato un problema…”

Yuigahama mormorò qualcosa sottovoce. Non riuscii a sentirla. Per favore, prova a parlare chiaramente… Mi ricordi me stesso quando vado nei negozi di vestiti e i commessi mi rivolgono la parola.

Tuttavia sembrò che Yukinoshita l’avesse sentita. Sorrise e poi annuì lievemente con il capo.

“Beh, ci sono un paio di persone che sono state salvate dal tuo modo contorto di agire… Purtroppo.”

Finito di parlare, Yukinoshita si voltò dall’altra parte. Seguendo il suo sguardo notai Totsuka che camminava verso di noi lentamente, per non sforzare le sua ginocchia sbucciate. Zaimokuza lo seguiva come uno stalker inquietante.

“Hachiman, ottimo lavoro… Degno del mio compare. Purtroppo però verrà un giorno in cui dovremo confrontarci una volta per tutte…”

Non si sa perché ma Zaimokuza si perse nei suoi sogni a occhi aperti e iniziò a parlare da solo. Lo ignorai e mi rivolsi a Totsuka.

“Ti fanno ancora male le ginocchia?”

“Non molto…”

A quel punto mi accorsi di essere circondato solo da ragazzi. Forse era colpa dell’arrivo di Zaimokuza, ma all’improvviso Yukinoshita e Yuigahama erano sparite.

Hayama era in grado di diventare il centro dell’attenzione come se fosse James Bond, mentre io ero qui circondato solo da ragazzi. Quindi lui si becca il finale alla James Bond, io quello alla A-Team… Che ingiustizia…

Le commedie romantiche sono solo delle leggende metropolitane.

“Hikigaya… Ecco, grazie.”

Totsuka si parò di fronte a me e mi guardò in volto. Dopo aver pronunciato quelle parole sembrò imbarazzato e distolse lo sguardo. Vista la posizione in cui ci trovavamo mi venne l’istinto di abbracciarlo e baciarlo, poi mi ricordai che era un ragazzo…

Questa commedia romantica era profondamente sbagliata, un po’ come il sesso di Totsuka. E poi lui aveva ringraziato la persona sbagliata.

“Io non ho fatto nulla. Se vuoi ringraziare qualcuno, dovresti ringraziare loro…”

Mi girai in cerca delle persone di cui stavo parlando. Notai dei codini che ondeggiavano a fianco dell’aula del club di tennis.

Ma allora erano lì?

Ci andai, con l’intenzione di ringraziarle, almeno io.

“Yukinoshi… Ah.”

Lei si stava cambiando.

Aveva la camicetta aperta e vidi di sfuggita il suo reggiseno color lime. Indossava ancora la gonna ma quel senso di sbilanciamento servì solo ad accentuare il suo corpo snello e ben proporzionato.

“C-C-Che…”

Ehi, ti dispiacerebbe non fare tutto quel rumore quando sto cercando di concentrarmi e di imprimere questa scena nella mia memoria? Ah, Yuigahama ci sei anche tu.

Pareva fosse il tipo di persona che si abbottona i vestiti partendo dal basso. Aveva la camicetta slacciata e si vedevano il suo reggiseno rosa e la sua scollatura. Aveva una gonna in mano e la stava tendendo verso Yukinoshita… In pratica, era senza gonna.

Il suo sedere ben tornito era coperto dalle sue mutandine dello stesso rosa del reggiseno e indossava delle calze lunghe blu.

“V-Vai al diavolo!”

Bam! Mi colpì in faccia con la racchetta con tutta la sua forza.

Ahh… Adesso sì che è una commedia romantica…

Ottimo lavoro, dio delle commedie romantiche. Sigh.


[1] La pronuncia della parola che significa ‘avvilito’ in giapponese è identica a quella di ‘sparare’.

[2] È il titolo di un racconto di Saki Ryuuzou.

[3] Il Kure 556 è un olio lubrificante.

[4] Riferimento a ‘Jenny la Tennista’.

[5] I ricci verticali, o ‘tate rooru’ sono un’acconciatura che si trova spesso negli anime nel quale i capelli formano spirali verso il basso (Mami di Madoka Magica ne è un esempio).

[6] È un detto giapponese, simile al nostro ‘Dalla padella alla brace’. Da notare che il primo kanji in ‘cavallo’ è quello di ‘idiota’.

[7] Espressione giapponese che indica qualcuno che si stanca in fretta di qualsiasi cosa.

[8] Riferimento a Darker than Black.