Capitolo 8

Capitolo 8: Infine, Hachiman Hikigaya riflette.

8-1

Gioventù.

È una semplice parola e tuttavia agita con forza il cuore. Getta adulti indipendenti e maturi nella nostalgia, dà alle ragazze un senso di desiderio incolmabile e alla gente come me un senso di gelosia folle e di odio.

La mia vita da liceale non è così paradisiaca come l’ho descritta fin qui. È un mondo tetro, grigio, monocromatico. Da quel primo giorno di scuola, quando ebbi l’incidente, la mia vita da liceale divenne davvero tetra. Dopo quel momento mi limitai a muovermi tra casa e scuola, e durante le vacanze in libreria. Ho vissuto in modo decisamente diverso da quella che viene comunemente ritenuta una vita da liceale idilliaca. Nel mio mondo, le commedie romantiche non esistono.

Però non mi pento di nulla. Anzi, si potrebbe dire che ne sono perfino orgoglioso.

Andare in biblioteca e finire quei racconti fantasy lunghissimi… Accendere la radio alla sera e farsi rapire dall’interpretazione di uno speaker quando racconta qualche storia… Scovare passaggi emozionanti in un vasto mare elettronico dominato dal testo… Tutte queste cose erano possibili proprio perché avevo quella condotta di vita.

Sono grato, perfino commosso, a ognuna di quelle scoperte e quegli incontri occasionali. C’erano state anche delle lacrime, ma non erano di disperazione.

Non rinnegherò mai il tempo passato, quell’anno di ‘gioventù’ da liceale che ho vissuto. No, lo accetterò dal profondo del cuore. E non cambierò questa convinzione, né oggi né mai.

Però voglio chiarire una cosa: in ogni caso non rinnegherò il modo di vivere di tutti gli altri. Non disprezzerò il modo in cui gli altri celebrano la gioventù.

Per chi è nel pieno della gioventù anche i fallimenti possono essere trasformati in ricordi preziosi. Anche le liti, i turbamenti e i problemi possono diventare semplicemente un altro momento nella propria gioventù.

Visto attraverso il filtro della giovinezza che queste persone usano, il mondo cambia.

Allora forse anche la mia gioventù potrebbe essere tinta dal colore della commedia romantica. Forse non è tutto sbagliato.

E forse verrà il giorno in cui vedrò anch’io la luce brillare dal mio punto di vista, anche se dovessi vederla attraverso i miei occhi vitrei da pesce morto. Sento crescere dentro di me qualcosa che mi permette quantomeno di sperare che succeda qualcosa del genere.

In effetti nei giorni passati nel Club di Volontariato una cosa l’ho imparata.

Questa è la conclusione che ho tratto:

A quel punto smisi di scrivere.

Mi stiracchiai con vigore. Ero rimasto da solo in classe una volta finite le lezioni.

Non è che fossi soggetto ad atti di bullismo… Stavo solo riscrivendo il tema che ci era stato assegnato dalla professoressa Hiratsuka. Non sto mentendo, eh? Il mio non è davvero un caso di bullismo, okay?

Riscrivere il tutto era andato avanti finora senza intoppi, ma giunto alla conclusione mi ero bloccato, quindi si era fatto un po’ tardi.

Magari avrei dovuto continuare nell’aula del club…

A quel pensiero gettai carta e penna nella borsa e me ne andai dalla classe vuota.

Non c’era nessuno lungo il corridoio che conduceva all’edificio speciale e si sentivano urla cariche di entusiasmo provenire dai campi sportivi.

Yukinoshita era probabilmente nell’aula del club a leggere… In quel caso avrei potuto continuare a scrivere lì senza che nessuno mi disturbasse.

Comunque in quel club non facevamo proprio nulla.

Ogni tanto, di rado, qualche tizio strano sarebbe venuto da noi, ma era davvero un evento raro. La maggior parte delle persone sarebbe andata da qualcuno che conosce e di cui si fida o al limite non ne avrebbe parlato con nessuno e avrebbe affrontato i propri problemi da sola.

Era quella probabilmente la scelta giusta. Era quello a cui in linea di massima tutti dovrebbero aspirare. Ma a volte c’erano persone che non vi riuscivano, come me, Yukinoshita, Yuigahama o Zaimokuza.

Per la maggior parte delle persone l’amicizia, l’amore o i desideri sono meravigliosi. Anche i momenti in cui si è in difficoltà o nei quali non si sa cosa fare possono essere ribaltati e visti in ottica positiva.

Ecco, questo è ciò che chiamiamo ‘gioventù’.

Eppure ci sono dei disgraziati che guardano queste persone e ne concludono che sono intossicati dal loro concetto di ‘gioventù’ e la usano come scusa per fare quel che vogliono. Come direbbe mia sorella ‘Gioventù? Che è, una galassia?’ No, quello si dice ‘seiun’. Vedi troppi shouten, vero?[1]

8-2

Quando aprii la porta vidi Yukinoshita che leggeva al suo solito posto.

Lei sentì il suono della porta che si apriva e sollevò il capo.

“O cielo… Non pensavo che saresti arrivato, oggi.”

Mise un segnalibro nel suo libro. In confronto ai primi giorni in cui venivo qui, nei quali mi avrebbe completamente ignorato e avrebbe continuato a leggere, avevamo decisamente fatto progressi.

“Eh, sì… Neanch’io pensavo di passare di qui, ma c’è qualcosa che devo fare.”

Presi la sedia diagonalmente opposta a dove stava Yukinoshita e mi sedetti. Era la nostra solita disposizione. Presi il foglio dalla mia borsa e lo piazzai di fronte a me. Yukinoshita, che mi osservava con attenzione, non sembrò contenta.

“A cosa credi che serva quest’aula?”

“Anche tu stai leggendo, eh…”

Yukinoshita si voltò, apparentemente imbarazzata. Pareva che nemmeno oggi sarebbe venuto qui nessuno a chiedere il nostro aiuto.  L’unico suono era quello dell’orologio a parete che ticchettava. Quando me ne accorsi, pensai che era da un po’ che l’aula non era così silenziosa… Forse era colpa di una certa persona rumorosa.

“Yuigahama che sta facendo?”

“Sembra che oggi sia andata via con Miura e gli altri.”

“Capisco…”

Che sorpresa… O forse no. Erano amici e da quella fatidica partita a tennis avevo la sensazione che Miura avesse iniziato a comportarsi meglio con lei. Forse era perché finalmente Yuigahama era riuscita a esprimere chiaramente la propria opinione.

“Vorrei porti la stessa domanda, Hikigaya. Non sei con il tuo compare oggi?”

“Totsuka si sta allenando. Sarà merito dell’addestramento speciale a cui l’abbiamo sottoposto, ma di recente è davvero entusiasta di allenarsi…”

Che significava che non potevo stare con lui più di tanto. Il che mi rese molto triste.

“Non parlo di Totsuka, intendo quell’altro.”

“Chi?”

“Ma sì che lo sai… Quello che ti segue sempre come un’ombra.”

“Ehi, smettila di dire cose così spaventose… Non dirmi che vedi i fantasmi?”

“Uff, cerca di non essere ridicolo… Non esistono i fantasmi.”

Yukinoshita sospirò e mi lanciò uno sguardo che esprimeva ‘Potrei far diventare te un fantasma’… Ah, era da un po’ che non parlavo così con lei.

“Intendo quel tizio. Za… Zai… Zaitsu? O qualcosa del genere…”

“Aaah, intendi Zaimokuza? Non è affatto un mio compare, sappilo.”

Beh, non sono nemmeno sicuro che lo definirei un amico.

“Mi ha detto ‘Al momento sono presissimo… Scusa, ma devo dare priorità alle mie scadenze odierne’ e se n’è andato a casa.”

“Parla davvero come uno scrittore di successo…”

Yukinoshita mormorò con espressione visibilmente disgustata.

Dai, dai, almeno mostrami un po’ di compassione… Sono io quello che deve leggere la sua robaccia. Non la scrive nemmeno per esteso, mi porta giusto qualche disegno e la trama, sai? ‘Ehi, Hachiman! Ho avuto un’idea davvero pazzesca! La protagonista è di gomma e l’antagonista ha il potere di annullare quello della protagonista! Sarà un successone!”. Quanto sei scemo. Non è un’idea pazzesca, è una vaccata. E poi non è un plagio assoluto?

Beh, alla fine quel gruppo poco entusiasta era durato poco ed eravamo tornati tutti alla nostre solite vite.  Si potrebbe dire che quel gruppo sia stato qualcosa che accade una volta sola nella vita.

Ma se mi chiedeste se era questo il posto che io e Yukinoshita ritenevamo ‘nostro’, credo che quasi di sicuro vi risponderei di no.

La nostra conversazione intermittente verteva su argomenti casuali nella solita atmosfera un po’ strana.

“Sto entrando.”

La porta si spalancò all’improvviso.

“Sigh…”

Yukinoshita si portò una mano alla tempia e sospirò. Sembrava rassegnata. Capisco… Quando si è in un posto così silenzioso e la porta viene aperta di colpo, è normale aver voglia di insultare chiunque…

“Professoressa Hiratsuka… La prego di bussare prima di entrare.”

“Eh? Non è Yukinoshita a dirlo di solito?”

La professoressa sembrò perplessa, ma prese una sedia e si sedette.

“Come mai è qui?”

A quella domanda di Yukinoshita, i suoi occhi iniziarono a brillare nel suo solito modo infantile.

“Sono qui per fare un annuncio di metà sfida!”

“Aah, è per quello…”

Me ne ero completamente scordato… A dire il vero non mi ricordavo di aver risolto nulla, quindi era normale che me ne fossi dimenticato.

“Al momento la sfida vede due vittorie a testa, quindi siete in pareggio. Già, le battaglie dall’esito incerto sono l’anima di un buon manga (lol)… Personalmente però avrei voluto vedere Yukinoshita svegliarsi dopo aver superato emotivamente la morte di Hikigaya…”

“Sono morto? Come siamo arrivati a quel punto? E poi, due vittorie a testa? Non mi ricordo di aver risolto nulla e inoltre sono venuti qui solo in tre a chiedere i nostri servizi.”

Ma almeno sapeva contare?

“Per come la vedo io sono quattro. Ve l’ho detto, no? Deciderò tutto io come meglio mi aggrada.”

“Stare a delle regole così arbitrarie è quasi piacevole…”

Era forse Gian?[2]

“Professoressa Hiratsuka, potrebbe gentilmente spiegare il ragionamento che l’ha portata a quel totale? Come stava blaterando quello lì, non abbiamo risolto nessuno dei problemi che è stato portato alla nostra attenzione.”

“Hm…”

La professoressa Hiratsuka cadde in silenzio e si mise a pensare.

“Beh, vediamo… Se si considera il kanji di ‘problemi’, a sinistra c’è il radicale di ‘cuore’ con di fianco il kanji di ‘malvagio’[3]. E sopra il kanji di ‘malvagio’ c’è un coperchio[4].”

“Ehi, ragazzina delle medie, non è ora di tornare in classe?”

“Voglio dire che i veri problemi sono vicini al cuore, quindi può essere che le richieste che vi vengono sottoposte non siano i veri problemi di chi viene a consultarsi con voi.”

“Che senso aveva quella spiegazione prima di chiarirci le sue idee!?”

“Non è che fosse una frase così arguta.”

Sia io che Yukinoshita la demolimmo senza alcuna pietà e lei ne sembrò un po’ rattristata.

“Capisco… E io che ci avevo pensato così tanto….”

In pratica, vincente e perdente sarebbero stati decretati in modo altrettanto arbitrario. La professoressa Hiratsuka fece scorrere lo sguardo su di me e Yukinoshita e sembrò deprimersi un po.

“Caspita… Voi due collaborate solo quando solo quando avete un avversario da attaccare… È come se foste amici di vecchia data.”

“Ma che dice… Non mi ricordo di aver mai stretto amicizia con quello lì.”

Yukinoshita scrollò le spalle. Ero certo che mi stesse guardando malissimo, ma quando mi girai verso di lei vidi che non mi stava nemmeno guardando.

“Hikigaya, non demoralizzarti… Dicono che esistano degli insetti a cui piace mangiare le erbacce. È solo questione di gusti.”

La professoressa provò a consolarmi. Guardi che non ero affatto giù di morale… E perché quella sua gentilezza faceva così tanto male?

“È vero…”

Per mia sorpresa, anche Yukinoshita intervenne… Ehi, ma era stata lei a farmi deprimere.

Ma Yukinoshita non mentiva mai… Non avrebbe mai mentito sui suoi sentimenti, quindi probabilmente credeva davvero alle parole della professoressa. Mi rivolse un sorriso gentile.

“Sono sicura che prima o poi Hikigaya piacerà a un qualche insetto.”

“Almeno scegli un animale più grazioso, cavolo!”

Era parecchio umile perfino per me non chiederle di usare un umano per la sua frase… Ma Yukinoshita l’arrogante strinse il pugno, apparentemente contenta di sé.

Forse era davvero soddisfatta di quello che aveva detto, le stavano brillando gli occhi. Pareva si stesse davvero divertendo.

Io d’altro canto non mi stavo divertendo affatto. Cioè, le chiacchiere con le ragazze non dovrebbero essere più del tipo ‘eheh’, ‘ahah’, o comunque piacevoli? Non era questa situazione troppo assurda?

Pensai di scrivere quello che provavo, quindi presi la penna. Yukinoshita notò quel che stavo facendo.

“A proposito, cos’hai scritto finora?”

“Fatti gli affari tuoi, non è niente.”

E poi, scrissi la frase conclusiva del mio tema:

Come previsto, la commedia romantica della mia giovinezza è sbagliata.


[1] Gioco di parole tra ‘seishun’ (gioventù) e ‘seiun’ (galassia). Gli ‘shouten’ sono spettacoli nei quali dei comici si sfidano a chi fa la miglior battuta su un determinato argomento.

[2] Il bullo di Doraemon.

[3] Il kanji di problemi citato qui è 悩. Ha sulla sinistra il radicale di cuore.

[4] In basso a sinistra di 悩 c’è 凶 che significa malvagio.